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D'Alema coalizza i no-Renzi: "Con lui non vinceremo mai"

"Baffino" fa il verso a Nanni Moretti e usa i comitati del No come base della fronda Pd. Convention il 28

D'Alema coalizza i no-Renzi: "Con lui non vinceremo mai"

«Ormai è chiaro che con Renzi non vinceremo mai».

Quindici anni dopo, Massimo D'Alema non solo è ancora lì, ma fa pure il verso a Nanni Moretti (che parlava di lui, all'epoca), e si esibisce nella sua specialità olimpionica, il killeraggio del leader di turno.

Ieri a Montecitorio, nei capannelli di parlamentari Pd, si cercava di fare il conto degli illustri cadaveri disseminati dall'ex tutto coi baffi nella sua lunga carriera: «Occhetto, Prodi, Fassino, Veltroni, Bersani», elencava uno. «Ti sei scordato Natta? Fece dire che era in fin di vita, e non era vero», si inseriva un altro. Da qualche anno, nel mirino c'è Matteo Renzi: dopo aver fatto di tutto per toglierlo da Palazzo Chigi facendogli perdere il referendum, D'Alema ora vuole completare l'opera eliminando la variabile renziana dalla scena politica italiana. Sabato 28 gennaio raduna i suoi comitati per il No a Roma, con l'intenzione di farne la sua massa di manovra alternativa al Pd: già annuncia comitati territoriali e coordinamenti nazionali, e cerca di arruolare carne da cannone a sinistra: accanto a teste d'uovo stagionate nel Pci, come Guido Calvi, e a Roberto Speranza, ci saranno infatti esponenti di Sel interessati all'operazione (e, soprattutto, a tentare di farsi rieleggere nel centrosinistra) come Alfredo D'attorre, Massimiliano Smeriglio, Arturo Scotto.

«Bersani ha ragione - dice, D'Alema, citando l'ex segretario che nel 2013 lui stesso considerava così pirla da «aver sbagliato un rigore a porta vuota» - bisogna individuare un nuovo segretario del partito e un candidato del centrosinistra alla guida del Paese, una personalità capace di rimettere insieme i riformisti».

Di nomi, D'Alema e Bersani (che evoca un «nuovo Prodi») non ne fanno e, in realtà, non ne hanno: vagolano dall'usato sicuro di Enrico Letta al paragrillismo sudista del loquace Michele Emiliano, dal dimesso Roberto Speranza al più brillante Andrea Orlando. Tanto, pensano, vincerà Beppe Grillo: quindi chi si candida si candida, poco cambia e poco importa. L'importante, prima, è far fuori Renzi. Obiettivo che accomuna D'Alema e Bersani ad altre simpatiche compagnie di ventura della sinistra del No.

Dev'essere l'arietta frizzante del centenario della Rivoluzione d'Ottobre, una sorta di viagra ideologico per pensionati della sinistra, a ridare insospettata energia politica a chi potrebbe utilmente godersi i pronipoti e il vitalizio. In preda a palese eccitazione post-referendaria, non solo D'Alema ma anche l'allegra brigata dei Professori del no (Zagrebelsky, Pace, Villone, Smuraglia, Rodotà) scende in campo sabato 21, sempre a Roma. La loro ambizione? Fondare un partitino da presentare, all'ombra del proporzionale, alle prossime elezioni e tramite il quale proporsi alla guida illuminata del paese, in probabile alleanza coi grillini.

Nonostante l'età media da Villa Arzilla, lo spirito è bellicoso. Tra loro non si sopportano, ma ad accomunarli a D'Alema c'è una priorità ineludibile: fare definitivamente fuori Matteo Renzi, unico ostacolo che vedono sul proprio trionfale cammino. Che passa anche - pur di sconfiggere il renzismo - per una possibile vittoria dei Cinque Stelle alle prossime elezioni politiche. Zagrebelsky, nell'ultima confusa intervista con cui ha lanciato il bislacco istituto del «referendum informale» anti-Euro, non ha lesinato piaggerie di ogni genere verso il partito dell'ex comico genovese, dandogli ragione su tutto: persino sul mandato imperativo, alla faccia della Costituzione vigente. In fondo, pensa il presidente emerito della Consulta, anche il grillismo avrà pur bisogno di un suo intellettuale di complemento.

Un po' come Giovanni Gentile col fascismo, si parva licet.

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