Economia

Dall'Eurogruppo a Mps: agenda finanziaria choc

Chiuse le urne, il governo è atteso da un fitto calendario di scadenze, impegni e insidie

Dall'Eurogruppo a Mps: agenda finanziaria choc

Fatta la premessa che in Piazza Affari sarà indispensabile tenersi molto forte almeno per tutta la settimana, il film o meglio il thriller dell'ormai ex governo Renzi dopo lo smacco subito al referendum fa tappa già questa mattina sia a Bruxelles sia a Siena. Dove è atteso il delicatissimo summit di Monte Paschi con gli emiri del Qatar per l'aumento di capitale da 5 miliardi cui sono appese le sorti dell'intero mondo bancario italiano. In seno all'Eurogruppo sarà invece battaglia sulla proposta della Commissione Juncker di allentare i cordoni dei bilanci degli Stati virtuosi così da spingere investimenti e crescita. La Germania ultra-rigorista di Wolfgang Schäuble e della Bundesbank ha già urlato il suo No a una manovra che potrebbe valere 50 miliardi (lo 0,5% del pil europeo) e che piace invece a Francia, Portogallo e appunto all'Italia. Sul tavolo dei ministri europei ci saranno inoltre le Finanziarie 2017, dove il Belpaese potrebbe beccarsi una reprimenda per il non rispetto della strada della riduzione del deficit. Oggi è attesa poi la fotografia economica alla Penisola scatatta dall'Istat.

Tornando a Mps, il fondo sovrano di Doha dovrebbe coprire da solo un miliardo del fabbisogno di Mps, cui potrebbero aggiungersi i fondi americani BlackRock e Paulson. Gli emiri avrebbero siglato un contratto di pre-accordo con Rocca Salimbeni, tempestandolo però di clausole sospensive proprio su quel contesto di mercato ora più scivoloso che mai dalla valanga che ieri ha travolto l'esecutivo Renzi. Il board decisivo di Mps, che ha raccolto un miliardo dalla conversione delle obbligazioni subordinate, è domani.

Lo stesso Eurogruppo appare comunque il set ideale per ragionare sul messaggio politico emerso dal referendum italiano. Disinnescare la ricaduta sistemica sul Paese della crisi Monte Paschi sarà infatti il maggior problema finanziario anche per il prossimo governo, visto che avranno presto bisogno di mezzi freschi anche Unicredit (che presenterà i suoi piani il 13 dicembre), Veneto Banca e Popolare Vicenza (entrambe salvate in extremis dal Fondo Atlante).

L'altro grande incubo del Paese è la riesplosione dello spread tra il Btp e il Bund tedesco (161 punti venerdì); le speranze di ammorbidirlo sono nell'azione della Bce di Mario Draghi. L'Eurotower potrebbe infatti accettare di fare gli straordinari, acquistando a tappeto i bond governativi italiani. La stessa Bce riunirà perlatro giovedì il suo consiglio direttivo: il mercato vuole capire se il falchi tedeschi lasciano a Draghi lo spazio politico per dispiegare ulteriormente il quantative easing ora previsto fino a marzo 2017, mentre negli Usa la Federal Reserve si appresta a rialzare i tassi il 13-14 dicembre. Mercoledì sarà poi interessante, in chiave Brexit, dare un'occhiata alla produzione industriale inglese. La leva monetaria Bce è comunque una soluzione solo provvisoria, mentre il problema del governo è la stabilità del sistema e delle regole. L'opposto di quanto ha ottenuto Renzi con la riforma che obbliga le banche popolari a diventare spa. Il Consiglio di Stato ha infatti rimandato alla Suprema Corte, per fumus di incostituzionalità, la parte della normativa che limita (fino a cancellare) il diritto di recesso dei soci dissenzienti. Entro domani è attesa una nuova ordinanza del Consiglio di Stato, ma intanto l'esecutivo sarà costretto a varare un correttivo per una soluzione ponte.

Aumenta insomma l'incertezza, cioè quello che ai grandi investitori esteri fa più paura.

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