Politica

Dall'Italicum al referendum Alta tensione tra i renziani

Scontro Lotti-Boschi sulla data del voto. E Grillo accusa il premier: "Baro da due soldi, ha paura di perdere"

Dall'Italicum al referendum Alta tensione tra i renziani

Dicono che il virus che corrode dall'interno il renzismo sia sbucato fuori anche nel bel mezzo del Palazzo (Chigi). Quando Maria Etruria Boschi, come viene affettuosamente chiamata da Dagospia, avrebbe apostrofato di brutto il Lampadina, al secolo Luca Lotti, braccio destro e pure sinistro di Matteo Renzi. Motivo del contendere, l'acerba mela del referendum - che rischia di passare al marcio prim'ancora d'essere matura. Ennesimo segno di un nervosismo che cresce e rischia di far perdere lucidità al premier.

Si litiga sulla data del referendum istituzionale (Lotti vorrebbe rinviarlo, Boschi no), ma è chiaro che Renzi appare logorato dal voto sulle Amministrative e cerca abbracci fuori dal perimetro, assai paludoso, del proprio partito. La Direzione di lunedì prossimo dovrebbe essere un passaggio nel quale il segretario farà ancora una volta la voce grossa, scaricando le tensioni su una minoranza interna in fibrillazione. «Con questi qua che criticano il governo ogni giorno, i nostri risultati vengono penalizzati. I Cinquestelle sono molto più uniti di noi», ha lamentato la Boschi alla riunione di maggioranza dell'altra notte. E ancora, sulla vexata quaestio dell'Italicum, la ministra pare sia sbottata: «I bersaniani ora vogliono il Mattarellum? Mi fanno ridere, erano contro Giachetti, quando fece la battaglia per riaverlo..».

Così mentre sono scesi sul piede di guerra persino i Giovani Turchi, corrente che veniva data in disarmo dopo i «successi» di Orfini e Orlando (leggi: poltrone), e mentre vengono descritti come «assai manovrieri» Franceschini e Fioroni (corrente detta dei democristi), gli scambi di contumelie tra Pd e M5S sono all'ordine del giorno. Ieri, questi ultimi, non hanno abboccato all'amo lanciato dai pidini sulle presunte modifiche all'Italicum, da operare «chirurgicamente» alla riapertura dei lavori della Camera, in settembre, in virtù di una bislacca mozione di Sinistra italiana sulla costituzionalità della legge elettorale. Bislacca in quanto poco dopo, il 4 di ottobre, la Consulta si riunirà proprio su tali, controversi, aspetti della legge. Il Pd, che avrebbe potuto bloccare la mozione, s'è ben guardato dal farlo. Segnale diretto a Forza Italia e a tutti quelli che, anche dentro il Pd, vorrebbero almeno modificare il premio di maggioranza, assegnandolo alla coalizione e non più al partito vincente. Renzi, ufficialmente contrario come la Boschi, ha però dato a intendere di potersene lavare le mani, come Ponzio Pilato, specie se vincesse il referendum. Alla Direzione pd potrebbe sfidare la minoranza: «Non vi va bene l'Italicum? È una legge ordinaria, modificabile: trovatevi una maggioranza». Lo direbbe ben sapendo che ci sono molte possibilità che la Consulta «tagli» parecchie parti incostituzionali e obblighi a modifiche. I grillini sentono puzza di bruciato e attaccano con toni che vanno da quelli compassati di Di Maio («Le priorità sono altre») a Di Battista («Cialtroni!»), al blog di Grillo: «Renzi vuole cambiare le carte in tavola o perché ha paura di perdere, un baro da due soldi con la coda tra le gambe».

I grillini sono contrari a interventi di modifica parziali, Renzi è pronto a fare dell'Italicum lo specchietto per le allodole che gli consenta di vincere il referendum.

Se è una partita tra bari, forse, quel che manca sono soltanto gli assi.

Commenti