Politica

Daniza assassinata con l'anestetico dai suoi «salvatori»

Finisce la fuga dell'orsa che aveva aggredito un uomo Ma dal farmaco al veterinario, troppe cose non tornano

Daniza è morta. Scommetto qualcosa cui tengo molto, che l'autopsia (se non sarà taroccata) ne uscirà con mille dubbi e nessuna certezza. In campo anestesiologico finisce così nel 99% dei casi, a meno di errori clamorosi. Quello su cui non v'è dubbio è che, avessero un po' di dignità, ci sarebbe una catena di dimissioni, dal ministro dell'Ambiente Galletti al presidente della Provincia di Trento Rossi, per avere avallato la cattura (ed eventualmente l'abbattimento) di un animale che scontava l'unico «reato» di avere difeso la prole dall'intrusione di un cercatore di funghi.

Il ministro dovrebbe dimettersi per questo e per le parole scritte alla Provincia di Trento dopo essere venuto a conoscenza del fatto. «La morte di un'esemplare di un orso è sempre una sconfitta. Daniza era un'orsa che il ministero seguiva da anni essendo una delle prime inserite nel progetto di ripopolamento, ma a questo punto, fermi restando i chiarimenti da acquisire sulla morte, mi preme la sorte dei due cuccioli, uno dei quali non è stato ancora munito di radiocollare. Vanno seguiti e protetti per garantirne il costante benessere e consentire loro di diventare adulti. Devono essere adottate le migliori soluzioni per l'intera popolazione di orsi di Trentino, Veneto, Lombardia e Friuli. Facciamo in modo che quanto accaduto ci serva da insegnamento per il futuro».

Allora, ministro, il futuro, se me lo permette, glielo disegno io e senza la sfera di cristallo. Vuole tutelare il benessere e la sopravvivenza dei due cuccioli di Daniza? Fa piacere saperlo. Sarebbe però gradito anche conoscere come la penserà (qualora fosse ancora sulla cadrega), quando i due orsacchiotti saranno orsi adulti e, come è loro costume, oltre a qualche preda selvatica, si ciberanno di un paio di pecore che un pastore poco avveduto ha lasciato alla loro mercè, lontano dal cane che le protegge o, ancora meglio da recinti di protezione. Che farà dunque ministro, quando i due orsi adulti spaventeranno un turista o mangeranno una pecora? Altra cattura, altro recinto, altri morti? E allora, spiega a noi poveri senza seggiola, perché andiamo a comprare orsi in Slovenia, li liberiamo sulle nostre montagne affinché si riproducano e, al primo spavento del fungaiolo, li facciamo fuori o li sbattiamo in una gabbia?

Il collega Melosi dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari (ANMVI) afferma che «i veterinari sanno bene che queste anestesie sono pericolose perché l'orsa potrebbe aver avuto un problema cardiaco o metabolico sottostante che era impossibile rilevare senza analisi accurate pre-anestesia». Difesa di classe encomiabile di maniera e anche un po' pietosa. Ignoro se ci fosse un veterinario di grande esperienza a capo dell'operazione. In altre occasioni è capitato che non ci fosse neanche un veterinario o che il prefetto (come nel caso della giraffa morta a Cesena) abbia coinvolto il primo veterinario dell'USL di turno (pover'anima anche lui). Oltre tutto orso e giraffa sono tra gli animali selvatici più difficili in assoluto, da anestetizzare o sedare e occorrono farmaci particolari, attrezzatura adeguata e soprattutto competenze di primo livello.

Abbiamo la Sivae (Società Veterinaria per Animali Esotici) che conta veterinari di lunga esperienza con gli animali selvatici e da zoo. É stata interpellata? Ne abbiamo altri che lavorano da anni negli zoo. Li hanno chiamati? Spero proprio di sì, perché altrimenti sarebbe il solito pasticcio all'italiana e avrebbe ragione la Rocchi dell'Enpa che avanza seri dubbi sul personale che ha partecipato all'operazione. Al di là di tutto, la morte dell'orsa-mamma, che stava a cuore ai cittadini italiani, ancora una ci ha piazzati al primo posto sul podio: quello del ridicolo.

Avanti con l'inno di Mameli.

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