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De Benedetti paga la cambiale per l'ok di Renzi alla fusione

Il nuovo oligarca dell'informazione sceglie il Sole24Ore per dettare la ricetta anticrisi. È la stessa del premier: ora si spiega il silenzio di Palazzo Chigi su Repubblica-Stampa

De Benedetti paga la cambiale per l'ok di Renzi alla fusione

Il titolo vale un libro, un saggio di qualche luminare dell'economia in grado di spiegare tutto: «Come battere la deflazione». Il solone si chiama Carlo De Benedetti e il suo elaborato è apparso ieri mattina in prima pagina sul Sole 24 Ore. Il nuovo oligarca della carta stampata italiana, come altre volte gli è successo, ha puntato sul quotidiano di Confindustria per fare conoscere al Paese la sua ricetta capace di sistemare le cose in questa derelitta Italia. Una scelta oggi quanto mai opportuna: troppo prevedibile pubblicare l'articolo su una delle sempre più numerose testate che fanno capo a lui.Ed ecco l'Ingegnere che sceglie un campo neutro per esporre i suoi argomenti anti-deflazione. Quali sono? L'azione della Banca centrale europea è «ai limiti dell'inefficacia». Già sentito da Matteo Renzi. Ma non è colpa del «nostro Mario», inteso come Draghi (non Monti, che pure De Benedetti aveva inizialmente sostenuto): la parte maggiore della responsabilità è tedesca. Nemmeno questa è una considerazione nuovissima: il premier la ripete da mesi. «Serve una vera politica di investimenti a livello europeo», aggiunge De Benedetti. D'altra parte, per rilanciare la nostra economia il governo attendeva un grosso aiuto da un piano di investimenti europeo da 315 miliardi di euro varato in estate da Juncker ma i cui effetti ancora non si sono visti.Ma soprattutto, oltre a tutte queste belle cose, la soluzione di De Benedetti fa perno su una misura clamorosa: «uno shock fiscale», «una politica fiscale di coraggioso taglio di imposte e contributi», anche a costo di sforare temporaneamente «quello stupido parametro del 3 per cento». Che i parametri di Maastricht fossero vessatori è evidente da tempo e Renzi ne ha fatto una bandiera, visto che le sue manovre finanziarie sono fatte a debito, senza tagli di spesa. Nemmeno lui, però, era arrivato a dire che sono limiti stupidi. Sai gli sganassoni da Berlino.Ora invece il premier ha trovato uno che gli apre la strada, uno Yanez che a colpi di machete sfronda la giungla per l'avanzata di Sandokan. Gli argomenti dell'editore di Stampubblica sono gli stessi del premier. E chissà che con questo viatico il presidente del Consiglio non trovi il coraggio di annunciare da subito, in piena campagna elettorale per le amministrative, quella potatura tributaria che ha in mente da tempo.Una promessa, l'ennesima targata Renzi, che solo pochi giorni fa il governo aveva fatto balenare per poi rimandarla al 2017. Se si andrà a elezioni anticipate dopo il referendum sulle riforme costituzionali, sarà comunque un'arma letale di propaganda. L'effetto è soltanto rinviato.Insomma, De Benedetti apripista di Renzi, suo consigliere e compagno di strada. Così si trova risposta anche a un interrogativo rimasto senza risposta: come mai il premier-segretario del Pd non ha aperto bocca sulla fusione tra Repubblica-Espresso e Stampa-Secolo XIX? Perché il leader di un partito che ha tuonato contro la cessione dei libri Rizzoli alla Mondadori osserva distaccato la formazione del principale polo editoriale italiano? L'arcano è spiegato. Il mutismo di Renzi era un silenzio-assenso, come s'usa dire nelle burocrazie. Un via libera perché il nuovo moloch informativo sarà completamente al suo servizio.

E l'Ingegnere ieri ha cominciato a onorare la cambiale.

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