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L'autunno nero dei sindaci arancioni

De Magistris è agli sgoccioli. E da Milano a Genova il movimento si è rivelato un flop

L'autunno nero dei sindaci arancioni

Milano  - Riempivano le piazze. Avevano sostituito il viola, colore del lutto cifra di riconoscimento del popolo dei movimenti anti Cav, con uno squillante arancione, simbolo di armonia, di fiducia, di speranza. E puntavano addirittura alla formazione di un partito. Ma come per un lavaggio poco accorto, a tre anni dalla loro trionfale elezione, il colore brillante dei sindaci arancioni non solo si è sbiadito, ma vira pericolosamente verso il nero. Nero, come i nuvoloni autunnali che da Napoli a Milano, da Genova alla Sicilia, si prospettano per le loro amministrazioni che, altro che miracolo, alla prova dei fatti si sono rivelate un flop.

Il caso più eclatante è certamente Napoli, e non solo per l'ultima resistenza di un Luigi de Magistris quasi irriconoscibile, tale è la foga con cui in questi giorni attacca i suoi ex colleghi giudici tentando di resistere pervicacemente alla legge Severino, che prevede che da condannato lasci la poltrona. I guai di Giggino, che in tre anni di amministrazione ha perso consiglieri e assessori, erano già abbondanti prima che la sentenza Why not gli desse il colpo di grazia. Ma non è che l'altro arancione doc, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, se la passi tanto meglio, dalle inchieste che via via hanno preso di mira Expo all'aumento della pressione fiscale, dall'emergenza sicurezza all'incapacità di gestire l'emergenza immigrati, con i profughi siriani, bambini compresi, che dormono sui cartoni alla Stazione centrale. E anche un altro arancione doc, il sindaco di Genova Marco Doria, è in discrete difficoltà, tra contestazioni per lo stato del territorio e il rischio di una chiusura anticipata del mandato visto che in primavera in Liguria si vota per la Regione e a tanti piacerebbe un bell' election day , comune di Genova incluso. Per non parlare poi dei guai di simpatizzanti esterni del movimento arancione, quali il governatore di Sicilia Rosario Crocetta, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il primo cittadino di Messina Renato Accorinti.

Insomma, per i sindaci arancioni si prospetta un autunno nero. E non da ora. A scaricare i suoi pupilli, quasi un anno fa, era stata la rivista Micromega, che il 28 novembre del 2013, in un reportage intitolato «Rivoluzioni tradite?», significativamente scriveva: «Sono stati portati al vertice dell'amministrazione cittadina da grandi movimenti popolari, indignati contro casta e partiti, hanno suscitato enormi speranze di cambiamento. Ma quasi tutti hanno tradito le aspettative, il vento arancione si è estinto». E giù i singoli casi, da de Magistris «Scassanapoli» a Pisapia traditore delle speranze.

La misura di come il vento arancione, altro che vento, non sia ormai neppure una leggera brezza la dà il sito del Movimento: gli ultimi post si fermano, come d'incanto, a febbraio del 2013, al grande flop delle Politiche in cui il movimento appoggiava Antonio Ingroia premier e la sua Rivoluzione civile. Il partito dell'ex pm si sa che fine ha fatto, non è nemmeno entrato in Parlamento. E il movimento arancione, da lì in poi, è precipitato.

Eppure promettevano meraviglie, gli arancioni. Ricordate Milano? I 50mila in piazza per l'elezione di Pisapia? E de Magistris neo sindaco esultante, la testa fasciata da una bandana arancione? I bagni di folla li avevano galvanizzati, complici anche arancioni vip come il Nobel Dario Fo e il cantautore Roberto Vecchioni, che per le amministrative 2011 si fece in due, esibendosi prima per Pisapia e poi per de Magistris. L'ex pm sindaco di Napoli era gasatissimo: «Io e Pisapia – diceva il 17 novembre del 2012 - siamo gli arancioni doc. Mettiamo in campo le nostre esperienze di sindaci a disposizione del Paese». E Pisapia preconizzava: «La vittoria del movimento arancione sarà la vittoria della buona politica e di un ampio schieramento del centrosinistra. De Magistris e io siamo l'emblema della buona politica». Com'è finita, prima al movimento arancione e adesso a de Magistris, è noto. Il viola, nel mondo dello spettacolo, è considerato un colore che porta iella.

Ma l'arancione in politica, sicuramente, non ha portato fortuna.

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