Politica

De Magistris rischia l'infarto per i centri sociali in rivolta

Il sindaco di Napoli si piega e firma il piano di Renzi su Bagnoli. Ira degli attivisti. La moglie: lo fate morire

De Magistris rischia l'infarto per i centri sociali in rivolta

Per un anno e mezzo ha sparato col mitragliatore contro il commissariamento e contro il piano del governo annunciando «lotta dura senza paura» a chi «vuole mettere le mani sulla città», e denunciando la presenza di «manine» e «manone» dietro oscure manovre di «violenza istituzionale».

L'altro ieri, il subcomandante Giggino si è slacciato il mefisto e ha firmato tranquillo tranquillo l'accordo per la bonifica di Bagnoli insieme al governatore Vincenzo De Luca e al ministro Claudio De Vincenti. Lo stesso odiato programma presentato, nel 2016, da Matteo Renzi e poi ereditato dal premier Gentiloni. Una resa incondizionata che lo indebolisce politicamente e che, soprattutto, lo espone alla turbolenta reazione dei centri sociali che, su Bagnoli, si sono costruiti una fortuna elettorale che non hanno alcuna intenzione di dissipare. Per ora, Giggino tace ma è ben consapevole del rischio che corre. Chi non ce l'ha fatta, invece, a tenere la tastiera a freno è stata la moglie Maria Teresa Dolce che, nel gruppo segreto dei fedelissimi arancioni su Facebook, è sbottata contro i primi dissidenti che chiedono di dissotterrare l'ascia. «Sto nera!!! e scusate lo sfogo! Ma il fuoco amico scrive non lo sopporto più! Quello sta morendo, a giorni gli verrà un infarto e qui si filosofeggia!». Lunga vita a Giggino, ovviamente. Ma che la tensione sia alta dalle parti di Palazzo San Giacomo è chiaro ormai a tutti.

De Magistris un anno e mezzo fa aveva annunciato, trionfalmente, che Napoli era una città «derenzizzata» e che lui avrebbe stravolto il disegno di riqualificazione di Bagnoli senza concedere nulla a Palazzo Chigi, anzi contrastando con tutti i mezzi la nomina di Salvo Nastasi a commissario; oggi invece subisce pure lo sfottò del segretario del Pd che sui social network ricorda: «Quando abbiamo presentato il progetto, aprile 2016, siamo stati accolti dalla sassaiola e dalla manifestazione di piazza contro il governo speculatore. Un anno e mezzo dopo il Comune cambia idea e firma lo stesso identico progetto. Divertente, no? Noi non facciamo polemiche adesso. Se il sindaco ha cambiato idea, evviva il sindaco».

Che cosa succederà prossimamente non è difficile ipotizzarlo: i centri sociali sono pronti agli scontri di piazza all'arrivo delle ruspe che dovranno trasformare Coroglio e smantellare pure il piccolo borgo dove una ottantina di famiglie vive ormai da trent'anni e più. E sarà difficile, per Giggino, riuscire a tenere la tigre al guinzaglio. Dal giorno della visita di Matteo Salvini a Napoli, quando la guerriglia stradale devastò il quartiere di Fuorigrotta, «deMa» non ha più il controllo dei centri sociali. Che pure in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Diego Armando Maradona, qualche settimana fa, hanno dato dimostrazione di avere le mani libere. Una ventina di aderenti alle sigle di lotta per la casa fecero irruzione, all'alba, nel municipio picchiando un vigile e un dipendente comunale e occuparono l'intero primo piano scandendo slogan contro l'amministrazione («sindaco e assessore, il tempo è scaduto: ogni impegno va mantenuto» oppure «l'affitto è una rapina: mandiamoci Giggino a vivere in cantina») e minacciando una escalation di azioni dimostrative.

Una situazione assai complicata che costrinse Giggino a disertare la cerimonia in piazza del Plebiscito, dov'era stato già allestito il palco, e a rintanarsi nel bunker di Palazzo San Giacomo col Pibe de Oro.

Attorniato dai fedelissimi: triste, solitario y final.

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