Cronache

Il degrado delle città costa 2 miliardi l'anno al turismo italiano

Tra zoo a cielo aperto, sporcizia e violenze gli stranieri evitano di visitare l'ex Belpaese

Il degrado delle città costa 2 miliardi l'anno al turismo italiano

Roma - La Capitale è diventata uno zoo a cielo aperto. La scorsa notte una capra si aggirava a Largo Argentina nei pressi del Foro, dove fu ucciso Giulio Cesare, tanto per fare un esempio. Qualche settimana fa una volpe si aggirava a qualche centinaio di metri da san Pietro nella zona dei tribunali, mentre è storia recente il cinghiale che ha seminato il terrore nella parte settentrionale della città. Per non parlare di topi e gabbiani ormai presenze abituali. A Venezia i turisti bivaccano nelle calli creando disordine e confusione, mentre il Lungomare di Bari, una delle attrazioni turistiche del capoluogo pugliese è diventato una discarica a cielo aperto.

Che cosa significa tutto questo in termini di ricadute per un'industria come quella del turismo che vale, indotto compreso, il 10% del Pil nazionale? Che si perdono almeno un paio di miliardi euro ogni anno. Secondo una stima dell'istituto di ricerca Pragma sui dati di Banca d'Italia, aumentare di una sola notte la permanenza media dei turisti stranieri comporterebbe un maggiore introito di 6 miliardi di euro. I problemi strutturali dell'offerta turistica, tuttavia, sono essenzialmente tre. In primo luogo, la scarsa digitalizzazione e gli scarsi investimenti per accentuare la domanda. In secondo luogo, la riqualificazione delle mete turistiche, capitolo nel quale rientra il decoro urbano e la sicurezza pubblica. Basti pensare che, nonostante i numeri «normali» di Expo 2015, gli interventi condotti su Milano hanno consentito di trattenere in Italia un flusso che altrimenti sarebbe stato perso. L'ultimo fattore da curare ulteriormente è la qualità delle strutture ricettive. Se si assegna a ciascuno di questi capitoli un peso analogo, è chiaro che il 33% di quei famosi 6 miliardi, cioè 2 miliardi, dipende proprio dalla trascuratezza e dal lassismo imperante nelle nostre città.

«Lo stato di degrado ha un impatto negativo sulla permanenza del turista nell'epoca dei social», commenta il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, rilevando come «l'immondizia sui marciapiedi e le buche nelle strade impiegano pochissimo a fare il giro del mondo creandoci una pubblicità negativa». Una circostanza che amareggia vieppiù Bocca. «Ritenevamo che il gettito della tassa di soggiorno servisse proprio a migliorare lo stato di decoro delle città, purtroppo nella stragrande maggioranza dei casi è servita solo a tappare i buchi di bilancio». Il gettito da 431 milioni stimato per il 2015 dalla Uil non ha prodotto nulla e si pensi che Roma con il suo «zoo» ha la possibilità di aumentarla più degli altri.

Dunque, non ci si deve sorprendere che l'Italia sia ancora al quinto posto come destinazione turistica globale con oltre 50 milioni di visitatori stranieri e se la batta con la Gran Bretagna per evitare di retrocedere all'ottavo posto per incassi (36,3 miliardi di euro nel 2016). Eppure la Gran Bretagna ha un terzo dei siti Unesco dell'Italia. Non a caso il Codacons ha chiesto all'ente culturale delle Nazioni Unite la revoca dello status di patrimonio culturale dell'umanità per il centro storico della Capitale che tra sporcizia, manichini impiccati, animali e violenza vine meno al suo stesso ruolo. D'altronde, è proprio l'Italia a essersi lasciata andare: l'altroieri a Trieste una ragazza è stata aggredita da un immigrato marocchino richiedente asilo che ha cercato di usarle violenza. Le attività commerciali di Roma devono difendersi da topi e scarafaggi, mentre nel resto del Paese non va meglio (basti vedere il recente blitz della polizia in Centrale a Milano). «È un Paese che noi per primi dovremmo amare un po' di più», conclude Bocca.

Ed è difficile non dargli ragione.

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