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Dell'Utri, svolta a sorpresa Il Pg: "Sospendete la pena"

La Procura generale di Caltanissetta dà ragione ai suoi legali: il caso Contrada insegna, aspettiamo Strasburgo

Dell'Utri, svolta a sorpresa Il Pg: "Sospendete la pena"

Una svolta. Un fatto che non era mai accaduto nel groviglio di ricorsi e procedimenti innescati dalla difesa di Marcello Dell'Utri. Nell'aula della corte d'appello di Caltanissetta a sorpresa la procura generale si schiera a favore della revisione della sentenza di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. La revisione ha solide fondamenta, spiega il sostituto procuratore generale che ricorre a un'immagine suggestiva per motivare la propria convinzione: Marcello Dell'Utri è il fratello minore di Bruno Contrada, la cui pena è stata di fatto cancellata dal verdetto della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo. È quello che da anni sostengono gli avvocati dell'ex senatore: il caso Dell'Utri è perfettamente sovrapponibile alla vicenda Contrada: stesso reato e, dettaglio decisivo, la colpevolezza arriva per l'uno e per l'altro fino al 1992. Non oltre. Ma Strasburgo ha già smontato i verdetti di Contrada: prima del '94 il reato era troppo vago nella formulazione e non ben definito. Il problema è che tutti i ricorsi presentati dai difensori di Dell'Utri sono andati a sbattere contro un muro di no. Almeno finora.

Adesso la procura generale fa sua questa impostazione «europea» e chiede addirittura la sospensione della pena in attesa della conclusione del procedimento e del verdetto.

Insomma, seguendo un percorso coerente, l'accusa suggerisce la scarcerazione di Dell'Utri, immaginando un finale favorevole all'ex parlamentare.

Ora la parola passa ai giudici che decideranno nelle prossime settimane. Impossibile prevedere il verdetto: il collegio potrebbe confermare l'apertura della procura generale ma naturalmente è liberissimo di contraddirla e di sposare la linea dura, la stessa di tutti i verdetti precedenti.

Siamo dentro un labirinto in cui si seguono almeno tre piste: anzitutto Dell'Utri ha giocato in prima persona le sue carte a Strasburgo, perché il verdetto Contrada potrebbe non bastare in Italia. Contemporaneamente continua la battaglia «umanitaria» raccontata dal Giornale: il fondatore di Publitalia sta male, ha un tumore alla prostata e una grave cardiopatia. Per questo si sperava che il tribunale di Sorveglianza di Roma riconoscesse l'incompatibilità con il carcere e concedesse almeno la detenzione domiciliare. Ma i giudici hanno stabilito che Dell'Utri può rimanere nella sua cella di Rebibbia e da li può spostarsi, facendo quotidianamente la spola con l'ospedale Pertini per effettuare un ciclo di radioterapia.

C'è infine la revisione, in corso a Caltanissetta, sulla base del principio fissato a Strasburgo per Contrada. Sembra il gatto che si mangia la coda o, se si vuole, un girotondo giudiziario fra Roma, la Sicilia e Strasburgo. Nel tentativo di far applicare all'uno il criterio già riconosciuto per l'altro.

Finora però la condanna a 7 anni, in buona parte già scontati, è rimasta in piedi. E Dell'Utri è ancora dietro le sbarre, pur fra malori, ricoveri, cartelle cliniche sempre più allarmate.

Nelle scorse settimane anche Strasburgo ha cambiato passo: dopo una lunga melina, ha improvvisamente concesso una corsia preferenziale al dossier presentato dagli avvocati Andrea Saccucci e Bruno Nascimbene.

Ma dopo l'accelerazione, ecco un nuovo stop: la Corte aveva chiesto chiarimenti all'Italia su molti punti e aveva fissato un termine per il 15 gennaio. Roma, forse colta in contropiede, ha invocato una proroga, puntualmente concessa: la risposta dovrà essere spedita in Francia entro il 15 marzo. Sessanta giorni in più. Si attende la contromossa della difesa che però sul binario di Caltanissetta vince un round molto importante: è la stessa procura generale a proporre la scarcerazione. I giudici si pronunceranno solo nelle prossime settimane.

Salvo improbabili colpi di scena, Dell'Utri trascorrerà Natale e Capodanno a Rebibbia. Da Rebibbia, dopo il no del tribunale di Sorveglianza, aveva fatto filtrare parole di amarezza: «Questa è una condanna a morte». E aveva annunciato uno sciopero della fame e delle medicine.

Ora l'ex senatore torna a sperare.

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