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Depenalizzare le occupazioni L'ossessione delle toghe rosse

La tesi choc dei giudici di Md, ribadita in un convegno a maggio: "Il tetto è un diritto sociale, reato tenue"

Depenalizzare le occupazioni L'ossessione delle toghe rosse

Il Muro di Berlino è caduto, il Pci è stato ribattezzato nell'acquasantiera della democrazia, ma loro non sono cambiate. Anzi. Le toghe rosse sono ancora più rosse. Negli anni '70 Magistratura democratica teorizzava «l'abbattimento della giustizia borghese» e «l'uso alternativo del diritto». Oggi Md fa a pezzi il diritto alla proprietà e giustifica in tutti i modi le occupazioni. I magistrati progressisti sono scesi in campo dopo gli sgomberi di Roma invocando «la prevalenza dei diritti sociali» e schierandosi con i migranti sloggiati dalla polizia.

Ma questo è niente rispetto ai documenti sfornati in tanti anni di battaglie e barricate, con una continuità impressionante che arriva fino alle parole scandite il 17 maggio scorso, non ai tempi di Lotta continua ma tre mesi fa, nel corso di un meeting svoltosi a Bologna su un tema delicatissimo «Occupazioni abusive, ruolo della giurisdizione». A prendere la parola, fra gli altri, il presidente della corrente Riccardo De Vito e il gip di Bologna Letizio Magliaro. Attacca De Vito: «Non siamo pasdaran ma non possiamo essere supini alla legge. Dobbiamo avere il coraggio di essere scomodi. La politica è ineliminabile nella giustizia». Dichiarazioni infiammate in linea con la storia di un gruppo che si è sempre concepito come un soggetto politico e che ha sempre cercato di spingere a sinistra il Paese, utilizzando la Costituzione come un grimaldello per scardinare leggi ritenute obsolete e conservatrici. Questa volta siamo nel capoluogo emiliano, nel convento di piazza San Domenico, alla presenza, fra gli altri, del parroco della Dozza Giovanni Nicolini, dell'assessore Luca Rizzo Nervo, del filosofo antagonista Stefano Bonaga che si spella le mani a furia di applausi.

Nel 1978 Md, sempre all'avanguardia con i suoi pretori d'assalto, chiese il blocco degli sfratti per quattro anni; oggi la frontiera si è spostata ma non di molto e le teste pensanti in toga sanno da che parte stare. Magliaro, secondo Panorama il più applaudito quel giorno, recupera Stefano Rodotà con una citazione pesantissima «sul terribile diritto alla proprietà»; poi se ne esce con due frasi choc: «L'occupante non è un nemico», e poi «Il problema dell'ordine pubblico non sono le occupazioni ma gli sgomberi». Non basta, con Repubblica, Magliaro si spinge anche oltre: il reato di invasione di edificio, se commesso per soddisfare esigenze primarie, «può essere ritenuto non punibile in ragione della particolare tenuità del danno causato». Chi occupa, insomma, ha discrete chance di essere assolto: «Alle spalle di un atto astrattamente illecito c'è la richiesta di un diritto, quello di avere una casa. Si tratta di un diritto sociale, cioè di uno di quei diritti che assicurano l'uguaglianza sostanziale davanti alla legge». Un diritto davanti a cui, par di capire, bisogna inchinarsi: «La valutazione in sede penale dev'essere attenta. Bisogna valutare che un fatto, se provoca un'offesa minima, può essere considerato non punibile in base all'articolo 131 bis del codice penale».

Insomma, interpretando le norme, si scoprono mille ragioni per non condannare, mille cause per giustificare le occupazioni, mille obiezioni a tutti i ragionamenti giuridici, diciamo così, abituali o convenzionali. «Il bene tutelato - insiste Magliaro - è la proprietà, ma se l'edificio era abbandonato da anni, ad esempio, fa differenza». E ancora: «Spesso si pongono sullo stesso piano l'occupazione abusiva e il degrado, ma non è così automatico».

Naturalmente.

In nome del popolo italiano.

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