Rubrica Cucù

La differenza tra Silvio e Matteo

Con Grillo sono la Trinità del nostro scenario politico secondo i canoni vigenti, ma su un punto Renzi differisce da Berlusconi

La differenza tra Silvio e Matteo

Berlusconi è il Padre, Renzi è il Figlio e Grillo è lo Spirito Ribelle. È la Trinità del nostro scenario politico secondo i canoni vigenti. E invece c'è un punto decisivo in cui Renzi diverge dal Padre.

Berlusconi è stato il principale artefice del bipolarismo, ha polarizzato l'Italia, i partiti e l'opinione pubblica in due blocchi contrapposti. Piaccia o no, non saremmo giunti al bipolarismo e all'alternanza senza Berlusconi. Renzi invece sta facendo l'opposto, sta spaccando i due poli al loro interno e sta ricreando nel mezzo il centro. Lui raccoglie i consensi di mezzo centrosinistra e di mezzo centrodestra e lascia ai suoi margini le due ali estreme dello schieramento: a destra i falchi di Forza Italia, i Fratelli d'Italia e a modo suo la Lega di Salvini. E a sinistra, i reduci del Pci, della sinistra radicale e del sindacato. Più i Cinque stelle.

Il risultato è la fine del bipolarismo e la rinascita di una democrazia almeno tripolare col governo al centro. Qualcuno dirà che anche Renzi è bipolare perché divide tra il Polo Trasversale del Nuovo e il Polo Trasversale del Vecchio. Ma non si può disinvoltamente trasformare la topografia politica in una specie di bipolarismo cronologico, tra tardivi e novizi, che ricorda un po' la divisione naive di Celentano tra lenti e rock.

E poi, al riformismo innovatore di Renzi non si oppone un fronte unico conservatore ma c'è anche un radicalismo fluido e diffuso, non solo grillino. Intanto Renzi è in moto perpetuo, sempre su strada.

Non è un premier ma un trolley.

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