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Il diktat M5s compatta il Pd: "Restiamo all'opposizione"

No immediato alla prima proposta ufficiale dei grillini. Reazione dem: "Inaccettabile porre il veto su Renzi"

Maurizio Martina con Graziano Delrio, Ettore Rosato e Lorenzo Guerini
Maurizio Martina con Graziano Delrio, Ettore Rosato e Lorenzo Guerini

«Proposta irricevibile». In pochi secondi, il capogruppo dei senatori Pd Andrea Marcucci (di provata fede renziana) chiude la porta in faccia a Luigi Di Maio e alle sue andreottiane manovre per tenersi aperti i due forni, Lega e Pd.

L'aspirante premier grillino affida il messaggio al suo intervistatore di fiducia Giovanni Floris (naturalmente sulla rete di fiducia, La7): un «contratto di governo» idea copiata dalla incolpevole Merkel che il partito della Casaleggio offrirà sia alla Lega, purché senza Berlusconi, che al Pd, purché senza Renzi. E' la proposta che Di Maio porterà domani al Quirinale, per dimostrare a Mattarella di essere pronto a giocare su tutti i tavoli pur di mettere insieme una maggioranza che lo porti là dove desidera pazzamente arrivare, ossia a Palazzo Chigi. Peccato che uno dei due interlocutori rifiuti subito di stare al gioco: «Il Pd annuncia Marcucci - dirà al presidente Mattarella che non siamo disponibili ad alcun governo che abbia Di Maio o Salvini come premier. La proposta 5 stelle è ovviamente irricevibile: troppe differenze programmatiche ci impediscono di fare accordi».

In realtà, fanno notare nel Pd, la mossa di Di Maio non è stata furba: «Ci ha dato involontariamente dato una mano: mettendo come condizione al dialogo la richiesta che il Pd si dichiari de-renzizzato spiega un parlamentare ha finito per ricompattarci sulla linea dell'opposizione: neppure i più antirenziani tra noi possono ovviamente accettare che qualcuno ci giochi dentro casa in questo modo inurbano». E infatti le reazioni sono aspre: «Registro che siamo passati dai veti nel proprio movimento a dettare quelli negli altri partiti. Ritengo francamente che tutto ciò sia politicamente irricevibile», dice Teresa Bellanova.

Così domani mattina, nel primo giro di consultazioni, i Dem si mostreranno uniti sulla linea approvata all'unanimità in Direzione: tocca ai vincitori, grillini e centrodestra, provare a mettersi d'accordo per fare un governo: «Facciano le loro proposte dice Lorenzo Guerini - Se riescono a costruire un'intesa, bene: noi aiuteremo il paese dall'opposizione. Se poi i presunti vincitori dimostreranno la loro incapacità di avviare un percorso e ne prenderanno atto, allora si aprirà una fase completamente nuova, e noi valuteremo». Renzi è convinto che il Pd debba resistere comunque e fino in fondo alla tentazione di appoggiare governi, che siano politici o istituzionali, del Presidente o di unità nazionale, e resistere ai richiami alla «responsabilità». «Abbiamo già dato ripete da settimane ai suoi dal governo Monti in poi ci siamo sempre mostrati responsabili e abbiamo sempre e comunque sostenuto i governi, e elettoralmente abbiamo pagato un prezzo altissimo. Ora facciano gli altri».

Anche il reggente Maurizio Martina conferma: «Ascolteremo Mattarella, e se ci saranno indicazioni saremo ovviamente attenti. Ma restiamo fermi sulla linea dell'opposizione». Martina, del resto, sa bene che se vuole ottenere la conferma del proprio ruolo di segretario pro-tempore non può fare strappi plateali rispetto alle posizioni renziane. In cambio, ottiene la convocazione entro aprile dell'Assemblea che sceglierà il segretario, e che i renziani avrebbero volentieri rinviato a «fine crisi».

Renzi, cui veniva attribuita l'intenzione di mettere in pista candidati alternativi (da Richetti alla Serracchiani) potrebbe invece dare l'imprimatur a Martina.

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