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Direttore del Sismi dopo l'11 settembre salvato soltanto dal segreto di Stato

Il caso di Nicolò Pollari

Direttore del Sismi dopo l'11 settembre salvato soltanto dal segreto di Stato

A capo dell'intelligence militare Nicolò Pollari ci era arrivato poco dopo l'11 settembre. Periodo caldo, per il Sismi, che in quegli anni si è trovato alle prese con il crescente fondamentalismo, tra minacce terroristiche e i tanti sequestri di italiani in Iraq. Ma a fargli «perdere il posto» e a minacciare la sua reputazione è stato un altro sequestro, quello di Abu Omar. Pollari, per quella extraordinary rendition, prima è stato rimosso da Prodi (nel 2006), poi è finito sotto processo insieme a Marco Mancini e ad altri 007 italiani e americani. Processo dal quale, avendo opposto il segreto di Stato su richiesta di quattro successivi governi, l'ex capo del Sismi viene prosciolto in primo e secondo grado. Anche l'altra magagna in cui Pollari si trova coinvolto - il cosiddetto «archivio segreto» di via Nazionale, nel quale lavorava l'analista del Sismi Pio Pompa - sembra smontarsi. Le accuse di dossieraggio contro di lui vengono archiviate, e Pollari è prosciolto anche nell'indagine-stralcio per peculato e violazione di corrispondenza a febbraio 2013. Ma la Cassazione ha riaperto il fronte Abu Omar, annullando la sentenza d'appello, e il nuovo processo vede l'ex capo del Sismi condannato a 10 anni. Sembra il punto più basso della parabola di Pollari, ma a gennaio scorso la Consulta, tirata in ballo da un conflitto di attribuzione sollevato da Palazzo Chigi, ribalta tutto e ratifica l'esistenza del segreto di Stato: un mese dopo e la Cassazione prende atto, cancella la condanna e assolve Pollari una volta per tutte.

Ma troppo tardi.

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