Cronache

La dittatura etica del "grande cerchio" sociale

La dittatura etica del "grande cerchio" sociale

Se volete capire come andrà a finire, qualora dovesse vincere (definitivamente) l'attuale modello (il Ceo capitalism) leggete «Il Cerchio» (Mondadori) di Dave Eggers. Capirete che, all'insaputa dei più, ci domina (intellettualmente) una corporation, «The Circle», più potente di Google, più penetrante di Facebook, più coinvolgente di Apple, più diffusa di Amazon, più etica di Microsoft. Quando i singoli componenti saranno assemblati, ognuno di noi avrà una nuova vita, una specie di streaming permanente ed esaustivo. Questo social onnivoro si chiamerà TrueYou.

Il partito comunista cinese di Xi non perde tempo con queste sottigliezze occidentali: ha incaricato otto mega aziende cinesi di «valutare il comportamento (idee, relazioni, spese) di ogni cinese». Mission chiarissima: entro il 2020 vuole che la «fiducia regni sotto il cielo della Cina popolare. Chi è stato screditato non potrà più danneggiare i concittadini, sarà così ultimato il processo per una società moderatamente prospera». Come? Attraverso un algoritmo monstre si costruisce il Cs (Credito Sociale). Una serie di algoritmi ancillari, riconducibili all'input dato, secondo questo schema conoscitivo: 1) Dati tradizionali (situazione fiscale, conti carta di credito, pagamento utenze, restituzione prestiti); 2) Dati sociali (fedina penale, pagamenti del servizio pubblico, aderenza ai dettami della pianificazione statale, al codice della strada, all'onestà accademica, alla pietà filiale, al volontariato); 3) Dati Web 2.0 (abitudini di spesa, interazione con gli altri utenti, affidabilità delle informazioni condivise online).

Integrando tutti questi algoritmi nasce un algoritmo che definisce il punteggio specifico di ogni singolo cittadino, cioè il «Credito Sociale». In funzione del suo credito sociale ognuno avrà diritto, secondo una gerarchia meritocratica predefinita, ad accesso ai servizi sociali, prestiti e rateizzazioni, Internet, carriera statale, ammissione a scuole e borse di studio, viaggi all'estero, aerei, treni alta velocità, hotel.

Per ora i due modelli più interessanti sono quelli di Alibaba (Amazon cinese) detto «Zhima xingong fe» («punteggio sesamo») e di Tencent, detto WeChat. Confesso che, così a pelle, preferisco WeChat. È nato come una super app di messaggistica concepita per coccolare gli utenti (leggi cittadini consumatori), affinché non sentano il bisogno di uscire dall'app. Gli utenti sono già 900 milioni, di questi ben 400 seguendo i consigli della app non si portano più dietro il contante, con iPhone pagano proprio tutto (che progresso, un tempo ero affascinato da Gianni Agnelli che in viaggio non aveva mai una lira in tasca, eppure se la cavava sempre).

Certo Tencent conosce le abitudini di 400 milioni di cinesi, di loro sa tutto: da quando si svegliano a quando si coricano, persino se hanno rapporti con concittadini «non armonici al sistema» (sarebbero i nostri populisti). Nota a margine: nel momento in cui abbandoni l'uso del contante tu diventi uno schiavo, per ora i giovani non lo capiscono.

Allo stesso progetto lavorano le Big Five di Silicon Valley: l'obiettivo è lo stesso: essere onnipresenti nelle nostre vite, monopolizzare i processi nella Rete, in pratica guardare attraverso i nostri occhi, ascoltare attraverso le nostre orecchie, decidere come fossimo noi. La strada scelta per il controllo sociale è quella dei pagamenti, a scendere raccattano tutte le nostre vite.

Lo confesso, come liberale sono in grandissima difficoltà. Costoro il mitico mercato, quello che mi proteggeva, me lo stanno sottraendo con destrezza. Con WeChat non sono più un cittadino, ma uno zombie, altri hanno deciso cosa, quando, dove, devo fare i miei acquisti, loro sanno tutto di me ma io nulla so di loro, non posso neppure lamentarmi, come si dice nel «Il Cerchio»: «Se sei trasparente che hai da nascondere?». Da brividi.

Possibile che non lo capiamo? Stanno disegnando uno Stato etico. Come difenderci? Si abbia il coraggio di dire no a costoro, sempre e comunque, nella cabina elettorale, nella vita vera, negli acquisti. Libertà significa anche nascondere, mentire, peccare. Almeno su questo non molliamo.

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riccardoruggeri.eu

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