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Il Dl Elezioni è legge (dopo il pasticcio in Aula)

Votazione bis in Senato dopo l'errore tecnico sul numero legale di ieri sul Dl Elezioni. Oggi arriva il sì ad un unico Election Day le prossime chiamate alle urne

Il Dl Elezioni è legge (dopo il pasticcio in Aula)

Questione di numeri, o meglio di numero legale. Ieri è stata una giornata confusionaria e caotica in Senato, dove per un errore tecnico di conteggio è stato fissato a 149 il numero legale, quando in realtà doveva essere di 150. E così, tra l’altro dopo che la maggioranza si è salvata per il rotto della cuffia circa la votazione del Dl elezioni (per soli tre voti), il voto è stato annullato. Vizio tecnico, si rivota quest’oggi sul decreto che ha come obiettivo ultimo quello di accorpare in un’unica tornata tutte le prossime elezioni locali.

Cos’è successo ieri? In soldoni, le assenze dalla maggioranza giallorossa hanno fatto mancare il numero legale, anche se inizialmente quest’ultimo era stato concesso e l’Aula di Palazzo Madama, per l’appunto, aveva votato: 147 indicazioni a favore, due contrarie (di Emma Bonino per +Europa e Matteo Richetti nel Misto, per Azione), con le opposizioni che invece hanno disertato in toto il voto.

L’errore di ieri in Senato non è una novità assoluta, visto che un caso analogo si era verificato già nel 1989

Ma i 149 parlamentari presenti ieri in Senato non erano sufficienti e causa assenza del numero legale, è caduta la delibera dell’Emiciclo, che è stato così riconvocato per approvare in modo definitivo il discusso decreto legge che accorpa in un Election Day le elezioni amministrative, regionali e anche il referedum sul taglio dei deputati e dei senatori (questione molto cara al Movimento 5 Stelle).

Via libera al Dl Elezioni

In mattinata Palazzo Madama si è riunito e questa volta, senza errori e sorprese, l’Aula ha dato il via libera al Dl Elezioni: su un totale di 162 presenti, i voti favorevoli sono 158 e così è diventata legge il decreto che accorpa in un’unica giornata di votazioni le prossime elezioni in calendario. Così come ieri, anche oggi le forze della minoranza non hanno partecipato al voto, disertando l’Emiciclo del Senato.

Soddisfatto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, stando a quanto riferiscono foni del Partito Democratico, riportate dall'Agi: prima dell'inizio dei lavori in Aula, i capigruppo della maggioranza erano riuniti nella sala del governo di Palazzo Madama; qui il ministro D'Inca avrebbe ricevuto una telefonata dal premier che chiedeva di essere messo in viva voce, dicendo: "Quando ieri sera sono stato avvertito che in Senato sareste stati richiamati a votare alle 9,30, ho pensato mission impossible.

Invece chapeau, se ci siete tutti, siete stati davvero bravi".

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