Cronache

Dodicenne chattava e non voleva il velo: massacrata di botte dal padre islamico

La bimba ha chiamato Telefono Azzurro: il genitore è stato allontanato

Dodicenne chattava e non voleva il velo: massacrata di botte dal padre islamico

Milano - Lei sì, conosceva i numeri da chiamare e sapeva a chi rivolgersi, come ogni ragazzina italiana. Si è fatta forza e ha chiesto aiuto al Telefono azzurro e alla polizia. Così la 12enne è stata salvata dal padre, un cittadino egiziano residente a Pavia che la picchiava perché si ostinava a comportarsi «da occidentale». Mentre l'uomo è stato allontanato dalla famiglia.

La piccola ha raccontato circa un mese fa agli agenti della Squadra mobile che sono intervenuti in suo soccorso che il padre padrone era violento fin da quando lei aveva cinque anni. Un inferno che durava da sette. Almeno tre volte alla settimana la colpiva con calci, schiaffi, pugni e la frustava persino con la fibbia della cintura. Nell'ultimo periodo le punizioni erano diventate quotidiane. Il genitore esigeva che la 12enne vivesse rispettando alla lettera i precetti dell'islam. Le imponeva di indossare sempre il velo e quando ha scoperto che lei l'aveva tolto per partecipare a una festa del centro estivo, l'ha di nuovo percossa. In una occasione oltre a picchiarla le aveva rasato a zero i capelli che lei amava portare lunghi. La colpa della ragazzina? Aver scambiato alcuni messaggi affettuosi al cellulare, che usava di nascosto, con un amichetto italiano.

Di fatto la minorenne non poteva frequentare i coetanei e i compagni di scuola. Ha anche riferito che il padre picchiava pure la sorellina di sette anni e la madre. Per farlo, di solito abbassava le tapparelle e chiudeva le finestre in modo che i vicini non vedessero nulla e non sentissero le urla. All'inizio di luglio appunto l'ultimo pestaggio, perché la vittima non aveva sbrigato le faccende di casa. La bambina aveva riportato alcune lesioni. Tutto sotto gli occhi della madre, che non era intervenuta per impedire le violenze. Ma a far scattare la molla della ribellione a quella prigione domestica è stata la recente minaccia dell'uomo. La famiglia infatti doveva tornare in Egitto per una vacanza di due settimane. E il padre voleva lasciare lì la primogenita, dove i parenti avrebbero corretto il suo atteggiamento e l'avrebbero educata al rispetto delle regole della loro religione. «Ho già in tasca i biglietti», era stata l'intimidazione.

Di notte, approfittando del fatto che i familiari dormivano, la 12enne ha telefonato al Telefono azzurro. Subito sono arrivate a casa sua un'ambulanza del 118 e una Volante. La piccola è stata accompagnata in ospedale e poi in una comunità protetta dove si trova tutt'ora. La Mobile ha fatto partire la raccolta delle prove contro il padre violento. Sono stati interrogati parenti e amici della famiglia egiziana. Le indagini hanno portato alla luce una situazione invivibile, che era sfuggita ai conoscenti e alle istituzioni proprio per la vita isolata che il padre imponeva alla vittima. I soprusi sono stati descritti e documentati alla Procura e al giudice. Due giorni fa infine è scattato il provvedimento emesso dal gip di Pavia. Gli agenti si sono presentati nell'abitazione della famiglia di prima mattina per notificare l'ordine. L'uomo è stato allontanato da casa per il reato di maltrattamenti.

Ha dovuto andarsene subito e se dovesse di nuovo avvicinarsi alle figlie o alla moglie, verrebbe arrestato.

Commenti