Politica

Il dono di Rita: libro per le donne malate di cancro

Il testamento della Fantozzi in «Malata di vita». Il ministro Lorenzin: «Da lei lezione preziosa»

Paolo Scotti

Roma Avvicinarsi alla morte e amare lo stesso la vita. Anzi: amarla di più. È questa la stupefacente testimonianza di Malata di vita, il libro-testamento lasciato dalla giornalista parlamentare Rita Fantozzi, scomparsa per un tumore lo scorso 8 maggio a soli 47 anni, e presentato al tempio di Adriano in Roma, alla presenza del ministro della salute Beatrice Lorenzin e del fratello della giornalista, Ferruccio.

Già redattrice dell'agenzia Adnkronos, portavoce di Gianfranco Fini, capo ufficio stampa di An prima, e capo ufficio stampa vicario del Pdl poi, «Rita era una donna piena di vita, entusiasta di tutto, impegnatissima in qualunque cosa facesse ha ricordato il ministro (del cui staff la Fantozzi era entrata a far parte da un anno) - Quando ha scoperto d'essere malata questo mondo pieno di cose e progetti le è come crollato addosso. Ma Rita era una donna molto coraggiosa. Ha capito che la prima cosa è reagire. Allora si è tuffata nella vita con più impegno e amore di prima».

Nel libro la giornalista racconta, senza mai cedere all'autocompatimento, e anzi raddoppiando il proprio entusiasmo per il lavoro, gli amici, i viaggi proseguiti fino all'ultimo, il suo lungo viaggio attraverso le cure. E la determinazione a non cedere. Fino alla conquista di una nuova consapevolezza, che le fa trasformare la sua drammatica esperienza in un atto di generosità estrema: destinare i diritti d'autore del suo libro al progetto benefico Wigs&Care Fund, o Banca della Parrucca, destinato a tutte le donne sottoposte a chemioterapie. «Con Malata di vita Rita vuole testimoniare come si deve affrontare la malattia ha osservato la Lorenzin - Il fatto che non sia guarita è solo un aspetto del suo percorso. Non si è mai comportata da malata: ha sempre voluto godersi ogni minuto, ha sempre lavorato. Eravamo stupiti, io le dicevo stai a casa, ma lei aveva voglia di esserci. Come ministro spesso l'avevo accanto nella discussione di leggi e provvedimenti che riguardavano malati come lei, e questo mi ha aiutato molto. Anche a relativizzare piccoli problemi che ha avuto mia figlia nata prematura. Perché Rita condivideva le sofferenze degli altri, mantenendo però la sua serenità. Anzi: trasmettendola agli altri». È proprio grazie a questo atteggiamento, ha riflettuto il ministro, che la Fantozzi «si è guadagnata almeno un altro anno di vita. Io spero che molte donne leggano il suo libro. E che esso le aiuti ad avere l'atteggiamento migliore verso il cancro. E cioè: si può guarire prima di tutto con la testa». «Questo libro è magnifico, indimenticabile e commovente scrive nella prefazione Giuseppe Tonini, primario della struttura del Campus Bio-Medico che seguì la Fantozzi durante la terapia oncologica è una grande testimonianza di una persona vera.

È una storia d'amore per la vita, di valori umani e di grandi rapporti di solidarietà».

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