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Il dossier americano: "Renzi dovrà temere i suoi"

Nel 2014 i diplomatici americani profetizzarono che il governo Renzi sarebbe caduto per colpa delle divisioni interne alla sua maggioranza

Il dossier americano: "Renzi dovrà temere i suoi"

“Molti osservatori nel Nord suggeriscono che una delle più grandi sfide per Renzi saranno le divisioni all’interno del suo stesso partito politico”. È quanto si legge in un documento inviato dal consolato americano di Milano inviato al dipartimento di Stato il 20 febbraio del 2014, il giorno prima dell’insediamento del governo Renzi.

Il consolato di Milano ha il compito di spiegare a Washington la crisi politica in cui versa l’Italia e le sue ripercussioni al Nord e, perciò il rapporto ottenuto da La Stampa, si intitola "Matteo Renzi’s Ascent: Views from Northern Italy". “Con Matteo Renzi – si legge nel sommario - che si prepara ad annunciare a breve il suo gabinetto, i nostri contatti nell’Italia settentrionale restano generalmente disposti a sostenerlo. Tuttavia ammettono l’esistenza di incertezze riguardo il suo programma, e l’ambiziosa agenda di riforme che ha annunciato. Molti osservatori nel nord suggeriscono che una delle più grandi sfide per Renzi saranno le divisioni all’interno del suo stesso partito politico".

La parte centrale del rapporto è incentrata nel capire se il programma riformatore del nuovo premier potrà avere successo oppure se, come molti pensano “la maggioranza risicata di cui gode Renzi, gli interessi politici ed economici italiani profondamente trincerati, e la stessa inesperienza del capo del governo a livello nazionale, rendono scarse le sue possibilità di successo”. In un altro rapporto, inviato il giorno successivo dai diplomatici americano al segretario di Stato Kerry si parla della situazione economica del nostro Paese. “Dopo otto trimestri consecutivi di declino - la più lunga recessione dalla Seconda Guerra Mondiale - la crescita economica italiana si è appiattita alla fine del 2013. La risalita dagli otto punti di percentuale persi durante quei due anni sarà lenta. Il settore delle esportazioni relativamente in salute potrebbe favorire un po’ di ripresa, ma quest’anno non ci si aspetta più di una espansione dello 0,7%. Il tasso di disoccupazione ufficiale del 12,6% continuerà probabilmente a crescere nel 2015, e potrebbe non tornare ai livelli pre crisi per almeno un decennio”.

In queste condizioni Roma rischia di non essere più un alleato affidabile, tanto sul piano economico, quanto su quello del contributo che può dare alla sicurezza e alla stabilità dell’Europa e del mondo. “L’incertezza politica ha anche frenato i progressi per risolvere le sfide di competitività di lungo termine che affliggono l’Italia. Questa mancanza di riforme, unita ai costi dell’energia e le tasse tra le più alte in Europa, allontanano gli investitori, che non sono disposti a correre così tanti rischi.

Di conseguenza, la potenzialità di crescita italiana resta piatta nel lungo termine”.

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