Politica

Il dossier nero di Cottarelli: le partecipate mangiasoldi

Secondo lo studio di Mister spending review 1.500 aziende controllate dagli enti locali hanno i conti in rosso. Governo ancora a caccia di coperture per lo Sblocca-Italia

N on ci sono soldi per «sbloccare l'Italia», ma le aziende pubbliche e semipubbliche resistono. Una su quattro ha i conti in rosso cronico (soldi dei contribuenti), in molti casi i campioni del nuovo socialismo municipale si permettono il lusso di non rispondere al governo che gli chiede i bilanci. Ma, salvo ripensamenti, il piano che dovrebbe accelerare la loro dismissione non approderà al consiglio dei ministri di venerdì come previsto. Se ne riparlerà in ottobre.

Non poteva cominciare peggio l'autunno per il governo Renzi, alle prese con problemi di copertura dei provvedimenti in programma per il primo consiglio dei ministri post vacanze estive. Ieri e lunedì i tecnici del ministero dell'Economia hanno iniziato a fare i conti sui costi del pacchetto che dovrebbe sbloccare opere per trenta miliardi, ma non sono stati fatti sostanziali passi in avanti rispetto ai giorni scorsi, quando erano emersi i primi pesanti dubbi. Anzi. Le opere da sbloccare dovrebbero essere solo quelle già finanziate e molte misure saranno rinviate alla legge di stabilità. Condizionale d'obbligo visto che ieri da Palazzo Chigi è arrivata una smentita di tutte le anticipazioni circolate in questi giorni.

Tra i capitoli a rischio rinvio, anche il pezzo di spending review che il governo contava di concretizzare prima dell'autunno: la dismissione delle società partecipate dagli enti pubblico. Il piano – salvo ripensamenti - non dovrebbe approdare alla riunione del governo di dopodomani. Forse nel pacchetto di fine agosto resisteranno gli incentivi fiscali per le autonomie locali che decideranno di vendere le quote delle società partecipate o di accorparle.

Eppure il neo socialismo municipale si sta dimostrando ogni giorno di più una vera e propria emergenza. Un pezzo di stato fuori controllo. Le partecipate dagli enti locali, secondo uno studio del commissario alla spending review Carlo Cottarelli reso noto ieri, sono circa 10mila. E non 7.700 come era stato stimato in precedenza dal ministero dell'Economia. Su 5.264 società passate al setaccio da Cottarelli, 1.424 hanno un rendimento negativo rispetto al capitale investito. Il Roe, «Return on Equity», è un indice utile a capire l'efficienza delle imprese vere. Applicato alle società pubbliche o semipubbliche, dà risutalti sconfortanti. Dalla cattiva gestione si passa a comportamenti quasi delinquenziali. Ben 1.075 partecipate non hanno inviato i bilanci a Cottarelli. Nelle tabelle pubblicate ieri sono indicate come società con «bilanci non disponibili», sparse in tutta Italia e su tutti i campi: dal turismo alle associazioni per la formazione a consorzi per la tutela dei parchi. Ci sono anche 86 società a capitale pubblico per le quali «i dati riportati nella banca dati del Tesoro non sono coerenti con quelli di altre banche dati utilizzate a fine di controllo e che quindi potrebbero contenere errori». Tutto permesso se nei consigli di amministrazione siedono politici locali.

Tornando alle società che hanno inviato regolarmente i bilanci a Cottarelli, tra quelle con patrimonio negativo nel 2012 sono 143 in tutto. «Da un singolo indice non si possono trarre conclusioni definitive sulla efficienza delle partecipate. Si tratta comunque di utile punto di partenza per ulteriori analisi», si spiega nel rapporto. Tra le aziende più grandi, il primato per la minore redditività va alla Gestione agroalimentare molisana, con 2 milioni di mezzi propri e un reddito netto negativo per 14,6 milioni. Poi la Società per la trasformazione del territorio di Parma, con 5,7 milioni di patrimonio netto e perdite per 28 milioni. Nell'elenco figura anche Alitalia-Cai (Roe a -139%).

Il rosso delle società partecipate da comuni, province e regioni sono risorse sottratte alla spesa pubblica produttiva, come quella per le infrastrutture e le opere pubbliche che il governo si ripromette di rilanciare con lo Sblocca Italia. Peccato che le uniche coperture certe fino ad ora siano i 1,2 miliardi di euro che vengono dalle opere incagliate. Una partita di giro.

Per il resto i soldi andranno trovati, con tutta probabilità in ottobre, quando l'Istat ricalcolerà il Pil Italiano alla luce delle nuove regole Sec, che contabilizzano anche parte dell'economia sommersa.

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