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Draghi si congeda rispettando le scadenze Ue. Bankitalia teme un 2023 peggiore delle stime

Il premier invia a Bruxelles le tabelle della manovra a legislazione vigente Il commiato: "I governi passano, l'Italia resta. Orgogliosi dei nostri risultati"

Draghi si congeda rispettando le scadenze Ue. Bankitalia teme un 2023 peggiore delle stime

«I governi passano, l'Italia resta». Con questa frase il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri si è accomiatato dai suoi ministri in quella che dovrebbe essere l'ultima riunione dell'esecutiva (o comunque l'ultima con il Parlamento che gli ha votato la fiducia). «L'unità nazionale è, per forza di cose, un'esperienza eccezionale, che avviene soltanto nei momenti di crisi profonda», ha ricordato incoraggiando il suo team a «essere orgogliosi di quanto fatto, dei risultati che avete raggiunto, dei progetti che avete avviato e che altri sapranno completare». L'invito è stato quello a garantire una «transizione ordinata» con i successori. Un congedo da civil servant che si è formalizzato in due ultimi atti: l'approvazione del Dpb, il documento programmatico di Bilancio con le tabelle della manovra a legislazione vigente (inviate ieri sera a Bruxelles per rispettare la scadenza del 15 ottobre) e un ddl delega di riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti (previsto dal Pnrr).

Come detto, il Dpb recapitato alla Commissione europea non contiene grandi novità rispetto alla Nadef approvata due settimane fa. Invariate le previsioni di crescita per quest'anno (+3,3%) e per il prossimo (+0,6%) con deficit/Pil al 5,1% nel 2022 e al 3,4% nel 2023. Entrambi questi andamenti se confermati lascerebbero un margine di manovra di 10 miliardi quest'anno e di un analogo importo in quello successivo. D'altronde, il documento non contiene previsioni di spesa se non quelle già previste con l'aggiunta di 2-3 miliardi di euro di uscite indifferibili (come quelle per le missioni all'estero. Insomma, se questo trend si confermasse i conti sarebbero più o meno in ordine.

Ma l'emergenza energetica rende impraticabile qualsiasi certezza. Il direttore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, ieri all'Insurance Summit dell'Ania (l'associazione delle imprese assicurative) ha anticipato che «nella nostra proiezione di base, la variazione del Pil dovrebbe rimanere positiva nella media del 2023, poiché l'economia dovrebbe tornare a crescere nella seconda metà dell'anno». In uno scenario sfavorevole, tuttavia, «l'economia continuerebbe a contrarsi per qualche trimestre in più e il Pil scenderebbe». Ecco perché il numero due di Via Nazionale (che a breve pubblicherà le stime aggiornate) ha invitato a concentrare le limitate risorse «sulle famiglie più colpite, sugli investimenti nelle energie rinnovabili e nell'efficienza energetica». Evitare il deragliamento dei conti in uno scenario potenzialmente recessiva come Bruxelles adombra da tempo è fondamentale.

Le imprese italiane, tuttavia, temono di restare a terra. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha ribadito che «muovendo un 4-5% dei 1000 miliardi di spesa pubblica per un taglio del cuneo fiscale, 40-50 miliardi, si metterebbe in sicurezza il sistema industriale, affiancandoli al Pnrr che per ora non ha ancora dipanato il suo potenziale. Un 'analoga cifra servirebbe per contrastare il caro energia anche a costo di uno scostamento.

«Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ricordato che «da qui alla metà del 2023 almeno 120mila piccole imprese potrebbero cessare l'attività con la perdita di 370mila posti di lavoro».

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