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Droga in Parlamento: trovate tracce di cocaina nei bagni della Camera

Il test eseguito da un cronista su alcuni residui rinvenuti nei servizi maschili prima di un voto

Droga in Parlamento: trovate tracce di cocaina nei bagni della Camera

T racce di cocaina nei bagni di Montecitorio. Il Fatto Quotidiano sceglie uno scoop stupefacente per lanciare il suo nuovo inserto mensile, Millennium, diretto da Peter Gomez, mandando un suo giornalista, Thomas Mackinson, armato di telecamera e salviette impregnate di reagente capace di rilevare tracce di cocaina. Mackinson è entrato nei bagni dell'atrio della Camera dei Deputati (comunque non riservati all'uso esclusivo dei parlamentari) lo scorso 29 marzo, giorno di votazioni, ha controllato un po' di mensole a inizio giornata senza rilevare nulla e poi è tornato qualche ora dopo, immortalando con la telecamera le salviette che si tingevano di blu, ossia reagivano positivamente.

Scoop stupefacente, appunto, ma che non deve stupire. L'accostamento tra droghe e Palazzo non è certo una novità. Successe in Gran Bretagna, alla Camera dei Comuni, con il Sunday Times a fare i test che imbarazzarono i parlamentari britannici poco prima del nuovo millennio. Poi arrivò il bis in Germania, al Bundestag, dove i cronisti di una tv trovarono 22 bagni su 28 positivi alla cocaina. In Italia tra i primi a lanciare l'allarme fu Ramon Mantovani nel 2001: l'allora responsabile esteri di Rifondazione denunciò l'uso di spinelli e cocaina da parte dei suoi colleghi. Il botto arrivò un lustro più tardi quando - era il 2006 - le Iene tirarono un brutto scherzo a decine di parlamentari, intervistati e «tamponati» da una truccatrice che, in realtà, prelevava campioni dalla fronte degli ignari onorevoli. Su cinquanta, ben 16 risultarono positivi, dodici alla cannabis e quattro alla cocaina. Il parlamento si divise tra scandalizzati per il risultato (come Alessandra Mussolini che chiese al programma di Italia1 di rivelare i nomi dei positivi) e irritati dal test galeotto, come Luigi Lusi, Pierferdinando Casini e Italo Bocchino, che annunciò querela e chiese il sequestro immediato dei campioni raccolti «illegalmente».

Poi arrivò il test volontario promosso nel novembre 2009 da Carlo Giovanardi, sottosegretario alle politiche antidroga. Lo fecero in 232, molti preferirono restare anonimi. E tra questi, anche il parlamentare che risultò positivo alla cocaina. «Non so chi sia. Non ho la più pallida idea, se è senatore o deputato, se è uomo o donna. Il risultato del test è segreto», sospirò Giovanardi.

Per non saper né leggere né scrivere, quando il M5s propose di fare verifiche antidroga sui parlamentari, nell'agosto 2015, i deputati bocciarono l'ordine del giorno. Che prevedeva «controlli ambientali periodici» in diversi luoghi, tra cui i bagni di Montecitorio, ora di nuovo accusati dal Fatto di essere covi di onorevoli fattoni. Ma anche su Palazzo Madama ci sono sospetti. Nel 2015 Lucio Barani di Ala, intervistato da Libero, sui senatori che «pippavano» disse: «Ce ne sono tanti.

Riconosco le pupille di chi sniffa».

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