Politica

E arriva l'embrione arcobaleno con tre genitori

In America si sperimenta la sostituzione del Dna mitocondriale per evitare malattie

E arriva l'embrione arcobaleno con tre genitori

Dopo genitore 1 e genitore 2, ora arriva anche genitore 3. Mentre in Italia infuria la battaglia per scongiurare l'introduzione dell'utero in affitto sotto le mentite spoglie del ddl Cirinnà, l'ultima frontiera della famiglia in provetta proviene dagli Stati Uniti, dove la scienza ha sfornato l'embrione con tre Dna. Con il fine nobile di evitare la trasmissione di malattie genetiche gravi, l'Accademia della Scienza americana ha dato il suo parere favorevole alla tecnica con cui mettere al mondo i bambini del futuro: creature con i geni di tre persone diverse. Dove quelli materni, responsabili della trasmissione di eventuali patologie gravi, vengono corretti e sostituiti con quelli di un'altra donna, una sorta di «madre due». Insomma, se il codice genetico della mamma naturale è difettoso e rischia di portare malattie al feto, allora viene sostituito in minima parte con quello di un'altra donatrice sana. Il risultato è un neonato il cui Dna mitocondriale sarà il frutto della combinazione tra quelli dei suoi due genitori con un terzo, quello di una seconda «mamma» scientifica. Una pratica, la cosiddetta «terapia sostitutiva del Dna mitocondriale», introdotta già un anno fa nel Regno Unito, tra le polemiche e le barricate della Chiesa anglicana che aveva gridato alla deriva etica, morale e sociale, scatenando uno scontro trasferitosi ben presto sul terreno della bioetica e dei diritti legali. Ma a differenza degli inglesi, gli americani hanno previsto l'introduzione della tecnica correttiva solo per gli embrioni maschi, che non possono trasmettere ai figli il Dna dei mitocondri, ereditato solo dalla madre. Con l'effetto che gli embrioni a tre, non veicolerebbero a loro volta ai loro discendenti i geni del terzo genitore. Un limite, quello della scienza statunitense, che resta esclusivamente precauzionale, destinato a essere abbattuto quando la pratica, dicono gli esperti, si dimostrerà sicura per entrambi i sessi. C'è chi in Italia la giudica addirittura «una precauzione eccessiva», come il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'università di Roma Tor Vergata. «Anche perché - dice all'Ansa - solleva un altro dubbio, che è quello della selezione degli embrioni».

La cautela migliore che si può adottare «è ricorrervi solo nei casi davvero necessari, in presenza solo di patologie molto serie che non si vogliono trasmettere ai figli». LBul

Commenti