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E il Cav attacca i grillini: io campione antimafia

La replica alle accuse del 5S Morra che l'aveva inserito in una lista di "impresentabili"

E il Cav attacca i grillini: io campione antimafia

nostro inviato a Torino

A sera, ospite di Paolo del Debbio su Rete 4, Silvio Berlusconi deve occuparsi del presidente dell'Antimafia Nicola Morra. L'esponente grillino aveva stilato in giornata una lista di candidati «impresentabili» da non votare alle Europee, includendo il leader di Forza Italia. La risposta è netta: «Nessun governo ha fatto contro la mafia quello che hanno fatto i miei». E poi via un elenco di dati sui patrimoni sequestrati e i provvedimenti adottati. «Quel signore si rivolge a una persona che ha avuto 200 milioni di voti da quando è in politica». Superato il tema e le accuse il sorriso si apre nel ricordare il bagno di folla della giornata.

La passeggiata torinese era iniziata in via Garibaldi un'ora e passa dopo l'orario stabilito, senza che i fan perdessero l'entusiasmo. «È vent'anni che lo seguo in Piemonte», annuncia solenne la signora Ada, una della prima ora, il fazzoletto azzurro al collo. E intanto prova a placcarlo. Ci sono signori con i capelli bianchi, ma anche giovani e fanciulle affascinanti. Berlusconi scruta il pubblico, poi sdrammatizza alla sua maniera: «Non ho più l'età ma Torino è una città ideale per incontrare le belle ragazze. Vai sotto i portici e le trovi tutte li».

Passa un tranviere, con il telefonino prova a immortalare il leader che avanza come in una mischia di rugby. Impossibile catturare l'immagine e allora l'uomo se ne va sconsolato: «Peccato. Mi sarebbe piaciuto un ritratto con lui». Altri sono più fortunati, ma per bloccare il corteo serve anche l'ingegno. La commessa di un negozio di abbigliamento sale su una scala e gli manda baci dall'alto. Lui la nota e contraccambia. Alberto Cirio, il candidato governatore, cerca di non perdere contatto ma non è facile fra gomitate e rollii come in mare aperto. «Mi dicono - rilancia il Cavaliere - che purtroppo c'è una diminuzione dei negozi, ma d'altra parte c'è Amazon e ci sono questi colossi che aumentano i fatturati. Ecco, io spero che ci siano start up di giovani pronti ad aprire qua e spero che i torinesi si assumano la responsabilità di aiutarli».

Il pellegrinaggio continua. Davanti alla pasticceria Tamborini spunta anche una contestatrice che lo apostrofa: «Buffone». Lui è già dentro, oltre il bancone con una tazza di caffè fra le mani. Si destreggia fra barzellette e aneddoti, poi punge di nuovo, puntando il dito contro Confindustria, troppo filogovernativa: «Una volta ero con Bettino Craxi, di cui sono stato amico. E Craxi ascoltava con attenzione il Presidente di Confindustria che parlava in tv. Allora gli chiesi Ma Bettino, è cosi importante quel che dice Confindustria?. E lui: Dobbiamo ascoltarla per fare il contrario.

Ora siamo arrivati a una Confindustria che solo per un invito del presidente a Palazzo Chigi plaude alla voglia del governo di fare riforme, mentre questo governo ha fatto male agli italiani e alle imprese».

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