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E Confindustria tifa Bruxelles: "Sì alla manovra taglia-debito"

E Confindustria tifa Bruxelles: "Sì alla manovra taglia-debito"

Roma - «Abbiamo bisogno di un governo che sappia rassicurare». Il direttore del centro studi di Confindustria, Andrea Montanino, in audizione sul Def dinanzi alle commissioni speciali riunite di Camera e Senato, ha esternato la preferenza di Viale dell'Astronomia per il «governo del presidente», cioè per un esecutivo che agevoli, in virtù del sincero europeismo, «il collocamento sul mercato dei 400 miliardi di euro in titoli di Stato di cui ogni anno l'Italia necessita per finanziare il debito pubblico» conservando altresì la «fiducia dei mercati».

Non a caso Confindustria è stata l'unica associazione datoriale ascoltata ieri a schierarsi a favore della correzione dei conti invocata da Bruxelles poiché «tutto il miglioramento del deficit 2018 sarebbe la conseguenza dei risparmi sulla spesa per interessi». A questo proposito l'associazione degli imprenditori si è augurata che «la risoluzione al Def, sia di maggioranza che di minoranza, fissi alcuni punti fermi: rispetto assoluto degli accordi con i nostri partner europei sul graduale rientro del debito pubblico». Va anche detto che Montanino ha auspicato che le clausole di salvaguardia «siano disinnescate» ma «occorrerà valutare attentamente il modo in cui farlo, evitando misure recessive» in quanto il rallentamento dell'economia è ben più che un'ipotesi.

Questa circostanza è stata evidenziata anche da Rete Imprese Italia secondo cui la sterilizzazione dei previsti aumenti dell'aliquota Iva a legislazione vigente è «il punto principale che la prossima legge di Bilancio dovrà affrontare e risolvere». Identica richiesta anche da parte di Confapi che ha pure evidenziato la necessità di abbassare il cuneo fiscale sul lavoro e di risolvere l'annosa questione dei ritardi dei pagamenti tra privati e Pa.

Confedilizia, l'associazione dei proprietari immobiliari, ha invece puntato l'accento sull'urgenza di «azioni forti finalizzate a rimuovere i vincoli normativi e fiscali che impediscono al comparto edile di svolgere la funzione di motore di sviluppo dell'economia».

Per l'Alleanza delle Cooperative, infine, «occorre un governo che contribuisca alla competitività delle imprese e lasci più soldi in tasca ai lavoratori in modo da rilanciare i consumi».

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