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E per contrastare la jihad l'Ue investe in auto blu

"Serve più sicurezza" per scarrozzare gli eurodeputati: assunti 110 autisti

E per contrastare la jihad l'Ue investe in auto blu

Roma - Gli anglosassoni lo chiamano «limo service», dalle nostre parti si dice auto blu. Ma a tutte le latitudini è il simbolo più retorico del privilegio. In Italia è da sempre al centro delle polemiche, viene da pensare che anche a Bruxelles se ne rendano conto e che, mentre i politici di mezza Europa si lamentano dei successi elettorali dei movimenti anti europeisti, mettano mano alle forbici per tagliare i costi. E invece l'Europarlamento, in tempi di attentati, traveste la vettura di rappresentanza in strategia per combattere il terrorismo islamico.

Sta già creando clamore la decisione di creare un servizio interno di trasporto per gli onorevoli e assumere 110 autisti. Chiaramente in divisa, vorrai mica che gli europarlamentari girino accompagnati da chaffeur malvestiti? E che divise: per ciascun autista il Parlamento europeo spenderà oltre 1.000 euro l'anno di denaro dei contribuenti, per un totale di 116.000 euro. Anche l'euro-occhio vuole la sua parte.

Il pretesto ufficiale è descritto nel riassunto della proposta approvata in seduta plenaria: «L'obiettivo principale è il miglioramento della sicurezza dei deputati, visto che il Parlamento sarà in grado di condurre monitoraggi di sicurezza degli autisti prima dell'assunzione». Nei giorni scorsi, a dar forza a tale tesi, è circolata anche la notizia che alcuni autisti sarebbero stati trovati in possesso di materiale di propaganda islamista.

Ma la vera molla sarebbe la pressione dei sindacati che da tempo protestano per le condizioni contrattuali cui sono sottoposti gli autisti dalle società private cui finora era affidato il servizio. Il risultato è che la spesa per il trasporto dei parlamentari passerà da 6,8 a 10,5 milioni di euro l'anno, un rincaro di oltre il 50 per cento, 3,7 milioni di euro in più.

Singolare anche il percorso che ha portato al sostanziale via libera alle assunzioni. In una precedente seduta di dibattito sul bilancio europeo, a marzo, era stata perfino approvata una dichiarazione contraria e anche nell'ultimo testo approvato sono registrate le riserve dei parlamentari. Ma il regista dell'operazione, il potente segretario generale dell'Europarlamento Klaus Welle, è andato avanti come se niente fosse.

Compagno di partito della Merkel, inviato a Bruxelles anni fa direttamente da Helmut Kohl, Welle è un euroburocrate il cui sogno è modellare l'aula di Strasburgo in un equivalente europeo del Congresso americano. Dicono che non si intenda con il presidente dell'assemblea, Martin Schulz, ma al momento ha lui in mano le leve più importanti dell'aula di Strasburgo, in particolare quelle del bilancio. Tanto, a quanto pare, da potersi permettere di ignorare le perplessità dei peones messe nero su bianco all'articolo 47 del testo appena approvato, e bandire le 110 assunzioni. Poche ore dopo il voto, il bando è stato pubblicato in 24 lingue, segno che evidentemente era tutto già pronto e che Welle è sicuro che in autunno, quando sarà votata la versione definitiva del bilancio, alla fine chi si oppone dovrà piegarsi. In molti hanno provato a suggerire soluzioni diverse per scarrozzare i parlamentari, dall'uso di semplici taxi alla revisione dell'accordo con la compagnia che fornisce il servizio. Ma non c'è stato verso. Welle è inarrestabile, alla faccia della democrazia, che a quanto pare a Strasburgo è ancora concetto relativo. Ormai, del resto, la partita è chiusa: pubblicato il bando, gli autisti saranno assunti prima ancora del voto sul bilancio. E a quel punto, sarà cosa fatta.

Un altro regalo, l'ennesimo, ai populismi che si dice di voler combattere.

E infatti la vicenda è già diventata cavallo di battaglia a Londra, nel dibattito sulla Brexit.

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