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E Gozi porta in dote a Macron l'avviso di garanzia

Il piddino candidato con «En Marche» indagato a San Marino per una consulenza sospetta

E Gozi porta in dote a Macron l'avviso di garanzia

Azzoppato in Umbria. E ora colpito pure nel suo candidato macroniano. I guai per il Pd zingarettiano raddoppiano. Prima il pentolone della sanità teleguidata in una regione rossa, con gli arresti eccellenti e 35 indagati; ora l'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex sottosegretario con delega agli affari europei Sandro Gozi. Gozi, renziano di ferro, è stato uomo di governo con Renzi e poi con Gentiloni, e oggi è elemento di raccordo fra il partito e En Marche, la formazione del presidente Emmanuel Macron che lo lancerà per le Europee. Insomma, Renzi e il Pd hanno esportato un personaggio di punta e ora l'imbarazzo è doppio nelle due capitali.

Gozi e indagato per una falsa fattura da 220 mila euro e a rendere ancora più scivolosa la sua disavventura è la collocazione del presunto illecito: il politico non è nel mirino di una qualche procura tricolore, ma, nientemeno, del Tribunale unico sanmarinese. Per i giudici del minuscolo Stato, un tempo paradiso fiscale, l'esponente del Pd avrebbe agito in concorso con il presidente della Banca centrale del Titano, Catia Tomasetti.

Per il Commissario della legge Alberto Buriani, Gozi e Tomasetti avrebbero indotto «con più azioni del medesimo disegno criminoso il Consiglio direttivo di Banca centrale di San Marino a stipulare un contratto con Gozi per una consulenza rivelatasi poi fittizia». Insomma, un disastro per l'immagine dell'ex sottosegretario alla presidenza del consiglio, elemento di continuità fra gli esecutivi Renzi e Gentiloni. Ma il caso rappresenta una macchia anche sul rinnovamento del partito ora affidato alle cure del governatore del Lazio e una tegola pure per Macron e le sue ambizioni. Il presidente francese si considera l'avversario numero uno del fronte sovranista che fa capo a Matteo Salvini. E En Marche dovrebbe essere un baluardo della vecchia costruzione europea, scossa dall'assalto delle nuove formazioni cresciute in tutta Europa fra disincanto e malcontento. Lo stesso Renzi ha fatto balenare più volte l'idea di staccarsi dalla casa madre che non ha mai metabolizzato la sua impostazione, per fondare un altro soggetto che dovrebbe ispirarsi alle performance macroniane. Per ora, fra minacce e retromarce, di concreto c'è poco. Appunto la candidatura oltre confine di Gozi. Che ora rischia di trasformarsi in un cortocircuito internazionale. E in un' altra pagina nera nelle relazioni fra Italia e Francia, mai sfortunate come negli ultimi mesi. Gozi, secondo il Fatto Quotidiano, sarebbe stato pagato con 120 mila euro, più un rimborso spese e un ulteriore tranche alla firma dell'accordo per l'armonizzazione dei rapporti fra San Marino e l'Unione Europea. «La consulenza - replica Gozi - mi è stata affidata dal cda della Banca nel pieno rispetto delle sue procedure. Questa notizia viene fatta circolare per screditarmi non appena è stata annunciata la mia candidatura».

SteZu

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