Cronache

E intanto il caldo anticipa la vendemmia

Meno uva, ma probabilmente ottima, quest'anno per l'eccezionale ondata di calore

E intanto il caldo anticipa la vendemmia

Un'ottima annata chissà. Di sicuro un'annata con rese basse, straordinaria per condizioni climatiche, quasi indecifrabile, che potrebbe dar vita a edizioni eccezionali dei vini da uve tardive, più avvantaggiate dal caldo innaturale di questa stagione, e sarà probabilmente penalizzante per le uve precoci, che quest'anno sono precocissime. E infatti in alcune zone, come in Franciacorta per lo Chardonnay o nelle isole, si è già iniziato a staccare i grappoli dalle viti.

Il romanzo della vendemmia 2017 è un thriller. Di quelli che tengono con il fiato sospeso viticoltori ed enoappassionati. In questi giorni si leggono le prime "recensioni" e non si capisce se si tratterà di un capolavoro da Strega o di un romanzetto di appendice. Secondo Confagricoltura ci sarà un calo delle rese tra il 15 e il 20 per cento (ciò che rende possibile ma non probabile il controsorpasso da parte della Francia, che nel 2016 battemmo per 48,5 milioni di ettolitri contro 42,9) dovuto alle forti escursioni termiche e alle gelate tardive della primavera, ma con una qualità buona se non ottima grazie alle alte temperature registrate da maggio in poi che riducono le fitopatie, garantendo acini molto sani.

Ma mai come quest'anno tutto si deciderà sul filo di lana. Secondo Riccardo Cotarella, il più noto enologo italiano, intervistato da Winenews, è inutile fare proclami, visti i danni accertati causati dalle gelate di aprile ai vigneti del Centro-Nord e quelli più incerti provocati dall'attuale siccità. «Potremmo già fare qualche previsione - dice Cotarella - ma in Assoenologi non giochiamo a dare i numeri al lotto. Abbiamo già attivato i nostri 4mila sensori umani, ovvero i tanti colleghi che per mestiere, esperienza e conoscenza delle loro realtà sono i migliori rilevatori». Secondo Cotarella qualcosa di più preciso si potrà sapere verso il 20 agosto.

Sempre Winenews ha sentito una dozzina di enologi, che hanno definito paradigmatica questa vendemmia, in quanto contrassegnato da fenomeni climatici estremi che saranno sempre più frequenti in futuro, soprattutto nel Vecchio Mondo enologico, l'Europa. E che costringeranno i viticoltori a ripensare il modello agricolo, adottando sesti d'impianto più grandi e ricorrendo all'irrigazione in modo sistematico e non più solo emergenziale.

Per quanto riguarda le regioni italiane, le più penalizzate dovrebbero essere quelle del Sud, maggiormente colpite da Lucifero. In Puglia, ad esempio, non piove da maggio, e anche in Campania, Sardegna, Calabria l'acqua è un miraggio. Questo influisce sulla fase vegetativa della vite, che è molto stressata e produce chicchi piccoli e leggeri. Ciò non vuol dire che la qualità ne risentirà, perché la vite come molti uomini dà il meglio di sé in condizioni di forte pressione. Ma certo le quantità saranno inferiori e sarà decisivo il lavoro in cantina: la gestione delle temperature e delle fermentazioni potrà scongiurare il rischio di un appiattimento aromatico e di una prepotenza del grado alcolico e dei tannini.

La vendemmia 2017 è comunque un grande romanzo popolare, con 200mila aziende interessate e 1,3 milioni di persone impegnate nei 650mila ettari di vigne, dei quali 480mila a docg, doc e igt. La produzione di vini italiani secondo Coldiretti sarà per il 40 per cento destinata ai 73 vini docg e ai 332 vini doc, per il 30 per cento ai 118 vini igt e per il restante 30 per cento ai vini da tavola. Anche quest'anno è prevedibile che la maggior parte del vino italiano sarà esportato. Nel 2016 l'export ha fatturato 5,6 miliardi di euro su un totale di 10,5 miliardi, e nel 2017 con il calo produttivo è pensabile che questo fenomeno si accentui.

Fatta l'Italia del vino ora dobbiamo fare i (consumatori) italiani.

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