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E gli italiani di Crimea sono "riabilitati"

La nostra comunità fu vittima delle "purghe" staliniane

E gli italiani di Crimea sono "riabilitati"

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha riabilitato la comunità italiana della Crimea deportata e massacrata da Stalin. «È un momento storico. Abbiamo lottato anni per questo riconoscimento morale e di giustizia. Tutto si è risolto in tre giorni grazie ad un incontro informale a Yalta con Putin e l'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi» dichiara emozionata al telefono con il Giornale , Giulia Giacchetti Boico. La coraggiosa presidente della comunità, che tiene in casa il Tricolore come una reliquia, vive a Kerch, all'estremo lembo orientale della penisola annessa dalla Russia. Gli italiani, fra i più dimenticati della storia e dalla madrepatria, sono in tutto 500. «È un riconoscimento non solo per noi, ma per tutti i morti, deportati e fucilati con l'accusa ingiusta di essere fascisti», sottolinea Boico.

La svolta è scattata venerdì in un caffè di Yalta. Berlusconi e Putin durante la loro visita in Crimea hanno voluto incontrare i rappresentanti dell'Associazione degli italiani. «Quasi non ci credevo: abbiamo parlato della nostra drammatica storia a due personalità così importanti, che ci stavano ad ascoltare», osserva Boico. La principale doglianza era il mancato riconoscimento dello status di minoranza deportata. «Una riabilitazione davanti alla storia perché siamo stati vittime innocenti di una persecuzione – scrive su Facebook la rappresentante degli italiani - che concederebbe alcuni piccoli vantaggi di carattere economico di grande aiuto per i nostri anziani». Un agognato obiettivo inseguito inutilmente da decenni. Il 21 aprile scorso Putin aveva firmato il decreto che riabilitava le minoranze perseguitate da Stalin come i tatari, gli armeni, i bulgari e i tedeschi. Ma non c'erano gli italiani. «Desidero comunicare al nostro amico Berlusconi - ha dichiarato ieri Putin da Sebastopoli - che ho già firmato, nella mattinata, gli emendamenti al decreto sulla necessità di riabilitare anche gli italiani che vivevano qui in Crimea».

A Yalta l'ex presidente del Consiglio ha ascoltato a lungo i racconti di Natale De Martino, un sopravvissuto alle atrocità di Stalin, che ripete sempre: «Fu la deportazione più crudele. Si moriva di freddo, di fame, di stenti».

Berlusconi con un intervento telefonico alla convention del Pdl organizzata a Fiuggi ha ricordato il dramma degli italiani di Crimea e annunciato la firma del decreto che li riabilita. E aggiunto: «Sto lavorando per contribuire alla nascita di una grande coalizione internazionale per sconfiggere l'Isis, che veda coinvolta l'Ue, la Federazione russa, gli Usa, la Nato, sotto la bandiera dell'Onu». Marinai e contadini dalla Liguria e soprattutto dalla Puglia erano emigrati in Crimea ai tempi degli Zar. A Kerch passò anche l'eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. Stalin, durante la seconda guerra mondiale li considerava una spina nel fianco e li deportò in Siberia. Il dittatore non c'è più, ma Loretta la nonna di Giulia Boico, raccontava sempre dei soldati con la stella rossa ed i mitra spianati arrivati a casa per intimare che avevano un'ora per partire e potevano portare solo 8 chilogrammi di roba. «Era il 28 gennaio 1942 - racconta Giulia - Li imbarcarono sulle navi, come bestie nelle stive, al buio». Il peggio, però, doveva ancora venire. A Novorossiysk gli italiani, che a Kerch erano 5mila, furono chiusi in carri bestiame, come gli ebrei dell'Olocausto. Si veniva giustiziati per una sciocchezza: «Due fratelli ad una sosta avevano osato prendere del carbone della locomotiva per riscaldarsi. Li hanno fucilati».

Adesso la sanguinosa ingiustizia fa parte dei ricordi atroci della storia. La presidente dell'associazione degli italiani in Crimea non ha dubbi: «Possiamo continuare a vivere e guardare avanti».

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