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E Di Maio insulta Salvini: "Un cazz..., so a cosa pensa"

Di Maio va all'attacco e mette nel mirino ancora una volta Salvini. Non usa giri di parole e usa anche l'insulto per regolare i conti con l'ex alleato

E Di Maio insulta Salvini: "Un cazz..., so a cosa pensa"

Di Maio adesso passa agli insulti. Il ministro degli Esteri adesso torna ad attaccare in modo chiaro il suo ex alleato: Matteo Salvini. Il capo politico del Movimento forse ha dimenticato già la batosta delle regionali in Umbria. Una batosta arrivata dopo attacchi continui all'ex titolare del Viminale che sono serviti solo a far fare il pieno alla Lega e al centrodestra. Ma Di Maio forse cerca un altro flop e l'occasione c'è già a gennaio con il voto in Emilia Romagna. Così ospite ad Accordi e Disaccordi, il ministro mette subito nel mirino l'ex titolare del Viminale commentando il titolo dell'ultimo libro di Andrea Scanzi: "Cazzaro verde' è la definizione più utile per Salvini, più che dire che è fascista. Dobbiamo fare capire a cittadini di che persona stiamo parlando". Un affondo in piena regola che riapre vecchie ferite soprattutto per lo strappo di Salvini che ha deciso di abbandonare il governo dei "no". Di Maio poi rincara la dose e senza usare giri di parole continua a "sparare" sul leghista: "Salvini è una persona che pensa agli affari suoi. "Fino al giorno prima mi diceva che saremmo andati avanti per 5 anni, poi ha cambiato - aggiunge -. Ha dimostrato che non pensava al bene dei cittadini". Poi però forse, lo stesso Di Maio, fai i conti con tutti i suoi fallimenti. La leadership nel Movimento traballa e la sua gestione della baracca a 5 Stelle ha portato solo dei flop elettorali. Così prova a mandare un segnale e decide di fare un passo di lato: "Non ho mai avuto il potere di imporre qualcosa ai gruppi parlamentari. Sulle decisioni interne io mi trovo sempre in linea con quelle dei gruppi. Io ho nominato all'inizio i capigruppo, ma ora sono elettivi. Al Senato c'è, alla Camera manca ancora e spero che venga trovato presto, perché sarebbe anche ora".

E qui arriva la vera e propria resa: "Come capo politico io non posso più decidere da solo - aggiunge -. Se vogliamo andare avanti serve maggiore collegialità, infatti a dicembre nascerà il team del futuro". Insomma Gigino ormai ha perso la sua leadership e soprattutto ha perso l'appoggio dei fedelissimi del Movimento. Il pasticcio sull'Ilva, la debolezza delle risposte su Venezia hanno immediatamente dato il colpo di grazia a quella poca popolarità di cui gode ancora il capo politico del Movimento grillino. I Cinque Stelle sono in rivolta e chiedono un cambio di passo. Lui però non riesce a muoversi.

Non può: è attaccato alla poltrona.

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