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E Obama ora corre ai ripari: privacy anche per gli alleati

Dopo il caso Wikileaks il presidente Usa vara la legge anti-intercettazioni Ma su Berlusconi glissa: acqua passata. E in serata una telefonata con Renzi

E Obama ora corre ai ripari: privacy anche per gli alleati

Barack Obama corre ai ripari e decide di tutelare la privacy degli alleati d'oltreatlantico oltre a quella degli americani per ricostruire la fiducia dei Paesi europei dopo lo scandalo del Datagate e i controlli di massa della Nsa, denunciati dalla talpa Edward Snowden. Un gesto che arriva a pochi giorni dalle nuove rivelazioni di Wikileaks sullo spionaggio statunitense ai danni questa volta dell'Italia, e in particolare di Silvio Berlusconi quando era capo del governo nel 2011, poco prima delle sue dimissioni. E che viene suggellato da una telefonata tra Obama e Renzi nella serata di ieri per riconfermare «la storica amicizia e la strettissima collaborazione tra Italia e Stati Uniti».I documenti fatti filtrare dall'organizzazione di Julian Assange hanno fatto scoppiare un caso diplomatico tra Roma e Washington: Renzi ha chiesto «informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali». Mentre la Farnesina ha convocato l'ambasciatore americano John Phillips, e il segretario generale Michele Valensise gli ha trasmesso «la viva aspettativa italiana di poter disporre quanto prima di chiarimenti specifici». Nel frattempo è intervenuto il Commander in Chief Usa, tentando di smorzare i toni della vicenda con la firma di una legge che estende la protezione della privacy «non solo ai cittadini statunitensi, ma anche a quelli stranieri» dei Paesi alleati, che potranno fare causa al governo americano se i loro dati saranno svelati in modo illegale. La misura, denominata «Judicial Redress act bill», ha avuto un largo sostegno bipartisan a Capitol Hill. In prima battuta la Casa Bianca aveva tentato di chiudere lo scandalo con lo «Us Freedom Act», la legge che toglie alla Nsa la possibilità di raccogliere indistintamente i dati telefonici di milioni di americani e di conservarli nei suoi database. La norma però vale solo per le comunicazioni all'interno degli Stati Uniti ed è un passo che evidentemente non è bastato, come dimostra il caso sullo spionaggio Usa ai danni di Berlusconi, anche se la diplomazia a stelle e strisce ha lasciato intendere che si tratta di acqua passata. La nuova legge invece, secondo il presidente Obama è una misura chiave per tutelare i dati dei consumatori, e contribuirà a portare affari nel Paese. La «Judicial Redress act bill», inoltre, rappresenta un altro passo nell'epoca dell'informazione per «garantire che anche se proteggiamo la sicurezza del popolo americano, siamo pure consapevoli della privacy che amiamo tanto». A Roma, invece, dopo la levata di scudi di Forza Italia e la richiesta di chiarimenti all'esecutivo, le intercettazioni made in Usa giudicate «inaccettabili» dal governo sono già finite sul tavolo della procura, che ha deciso di aprire un indagine. Ieri si sono fatti sentire anche Renato Brunetta e Mariastella Gelmini: per il capogruppo di Forza Italia alla Camera è «assurda» l'esclusione di Fi da Copasir, che ha ascoltato Minniti su Wikileaks, e quindi sulle intercettazioni Berlusconi. Mentre per la Gelmini «siamo al paradosso», poiché di fronte a Minniti che ha spiegato al Copasir cosa è accaduto è mancata la parte lesa, ossia Forza Italia. Il gesto di Obama, però, sembra voler confermare l'intenzione dell'attuale amministrazione americana di creare un rapporto incentrato su una maggiore trasparenza e cooperazione con l'Italia e con gli altri alleati del Vecchio Continente. Questo in un momento in cui una forte coesione tra le sue sponde dell'Atlantico è cruciale sia sul fronte della lotta al terrorismo, sia per quel partenariato commerciale previsto con l'accordo di libero scambio Ttip tra Ue e Usa, per il quale la prossima settimana sono previsti nuovi negoziati a Bruxelles.

L'interrogativo sarà quello di capire se il successore di Obama deciderà di proseguire sulla stessa linea o se invece farà marcia indietro, specie se a vincere le elezioni di novembre sarà un repubblicano.

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