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E ora Conte fa la vittima. La difesa di De Benedetti

L'ex premier: "Coinvolti i miei affetti". Sinistra "cauta", Calenda e Renzi indignati. L'editore si schiera coi cronisti del "Domani"

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Dall'opposizione arrivano solo due squilli. Il leader di Azione Carlo Calenda, che scolpisce: «Quello che è successo è di una gravità inaudita, distrugge la fiducia del cittadino nello Stato». Poi Matteo Renzi, presidente di Italia Viva: «Spiare gli avversari politici è roba da dittatura sudamericana». Per il resto tutto tace. La segretaria del Pd Elly Schlein manda avanti i gregari per ridimensionare l'inchiesta di Perugia. Il capo del M5s Giuseppe Conte fa la vittima ma non si indigna: «Si faccia chiarezza ma non c'è un'esclusiva di vittime di centrodestra. Tra le presunte vittime del dossieraggio ci sono anche io, con i miei affetti più cari». Mentre Carlo De Benedetti, editore di Domani, difende i «suoi» giornalisti indagati. «Con riferimento all'inchiesta che ha coinvolto anche alcuni giornalisti del quotidiano Domani da me fondato voglio esprimere la vicinanza nei loro confronti, certo che chiariranno il loro operato», spiega De Benedetti. Che incalza: «La magistratura saprà senz'altro distinguere ogni eventuale responsabilità nella vicenda». Poi scherma se stesso e i cronisti sotto indagine, Nello Trocchia, Giovanni Tizian e Stefano Vergine: «Voglio però ribadire l'importanza di difendere il fondamentale diritto alla libertà di stampa inteso sia come diritto ad informare ed essere informati sia, con riferimento specifico al mio ruolo di editore, come obbligo morale a non interferire in alcun modo nel lavoro dei giornalisti».

Al Nazareno riscoprono la prudenza. Walter Verini, capogruppo Pd in Antimafia, ci va con i piedi di piombo: «È da irresponsabili delegittimare i presidi di lotta alle mafie e al terrorismo». Tutto d'un tratto appaiono lontanissimi i giorni in cui il Pd vaneggiava di una deriva cilena davanti alle manganellate di Pisa. Anche Schlein ha rievocato le pagine più buie degli anni Settanta, parlando di un «clima di tensione», montato ad arte dal governo. L'evocazione della strategia della tensione aveva fatto capolino a sinistra di nuovo con il caso dell'anarchico Alfredo Cospito. In un teorema secondo cui il sottosegretario Andrea Delmastro avrebbe rivelato informazioni sensibili al deputato di Fdi Giovanni Donzelli per «manganellare le opposizioni». Parola di Schlein. E le violenze degli anarchici servivano «ad alimentare la sensazione di stato d'assedio». Almeno secondo l'allora direttore de La Stampa Massimo Giannini. Dalle nomine in Rai al decreto Rave, fino ai saluti romani di Acca Larentia e a Sanremo. Ogni occasione è utile per agitare lo spettro della «svolta autoritaria». Pd, M5s e Verdi e Sinistra sempre in prima linea. Per non parlare della riforma del premierato, l'antipasto del fascismo. «Meloni vuole l'uomo solo al comando, l'ultima volta per l'Italia è finita male», ha detto Schlein a novembre scorso. Nel 2017 il M5s chiedeva al governo di Paolo Gentiloni di riferire immediatamente sui «lati oscuri e inquietanti» della vicenda del cyberspionaggio orchestrato dai fratelli Occhionero ai danni di numerosi politici.

Ma la presunta centrale di dossieraggio, che ha colpito soprattutto il centrodestra, non merita un briciolo di indignazione.

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