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E ora "don Matteo" vuole prendersi pure la Cei

Il premier sta cercando di svolgere un ruolo attivo nella successione del cardinale Bagnasco alla presidenza della Cei

E ora "don Matteo" vuole prendersi pure la Cei

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sta cercando di svolgere un ruolo attivo nella successione del cardinale Angelo Bagnasco alla presidenza della Conferenza episcopale italiana. Secondo quanto evidenziato ieri da Luigi Bisignani in un editoriale sul Tempo , il premier «vedrebbe bene la nomina di Betori a capo della Cei anche perché tra pochi mesi tornerà sul tavolo del governo lo spinoso argomento legato al pagamento dell'Imu per gli enti religiosi».

Avere come controparte il cardinale arcivescovo di Firenze, con il quale il rapporto si è consolidato nel tempo, renderebbe sicuramente più semplice al capo del governo confrontarsi su tutti gli argomenti spinosi che riguardano l'attività dell'esecutivo. Oltre alla tassazione degli immobili della Chiesa non bisogna dimenticare che in autunno il ddl Cirinnà sulle unioni civili ricomincerà il suo iter al Senato. E Betori ha dichiarato pubblicamente di essere favorevole a una regolamentazione delle civil partnership purché «non si prestino a confondere realtà che per loro natura sono diverse».

I desiderata di Matteo Renzi possono considerarsi alla stregua di un auspicio poiché l'ultima parola spetta a Papa Francesco. Il cardinal Betori, però, rappresenta, insieme al vescovo di Spoleto Boccardo, l'unica vera «sponda» del premier nel mondo cattolico italiano. Per la verità, i primi approcci tra l'arcivescovo di Firenze e l'ex sindaco furono piuttosto tormentati e nell'omelia per la festa di san Giovanni Battista (patrono della capitale toscana) del 2013 Betori non esitò a denunciare il degrado della città. Ma da quando Renzi è diventato premier le cose sono cambiate. «Rappresenta un vento di novità di cui l'Italia aveva bisogno», disse l'anno scorso.

Non si tratta di opportunismo, ma di una precisa visione teologico-politica improntata alla moderazione che Betori, discepolo del cardinal Ruini come monsignor Rino Fisichella, incarna perfettamente. Ecco perché la maggioranza dei vescovi italiani (e non solo Renzi) lo vorrebbe alla guida della Cei. Si tratta di un percorso in pratica già scritto in quanto Betori è stato segretario generale della Cei dal 2001 al 2008.

Proprio l'attuale segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, con le sue dichiarazioni contro Salvini e Grillo sui rifugiati e contro il governo giudicato «assente sul tema dell'immigrazione», potrebbe sconvolgere tanto i programmi dei vescovi quanto gli auspici di Renzi. Galantino, insediato per volontà di Papa Francesco, starebbe per ricevere una dura reprimenda da parte del segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Non si escludono, a quanto sembrerebbe, decisioni clamorose (il magistero di Francesco è contrario all'«attivismo» politico della Chiesa in ogni senso). Una sostituzione di Galantino, però, potrebbe implicare una riconferma anche ad interim di Bagnasco.

E questa per Renzi non sarebbe una buona notizia.

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