Guerra in Israele

Ora le femministe scendono in piazza per difendere i nemici dei diritti civili

Bandiere per la Palestina, dimenticando gli stupri e le discriminazioni verso i gay

Ora le femministe scendono in piazza per difendere i nemici dei diritti civili

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E ora le femministe scendono in piazza per difendere i nemici dei diritti civili

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Le veterofemministe di «Non una di meno» tornano in piazza a Bologna nell'ultimo fine settimana di ottobre e sono pronte a sbandierare tutta la loro ipocrisia insieme alle bandiere per la Palestina. La guerra che si è riaccesa in Medio Oriente, infatti, sta mettendo in evidenza il cortocircuito ideologico di quella sinistra legata all'associazionismo rosso, che si batte per i diritti ma solo per quelli al momento più utili, che danno maggiore visibilità.

E così, quelle stesse associazioni finiscono per manifestare contro gli oppressori dei diritti civili per i quali dicono di battersi. Questo conflitto sta diventando la rappresentazione plastica dell'ipocrisia, con le manifestazioni pro-Palestina e contro Israele ma mai contro Hamas, promosse dai gruppi rossi, tra i quali anche Non una di meno.

«Siamo persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e non binarie, queer, intersex, asessuali e aromantiche, pansessuali, poliamorose, kinky», si legge nell'ultimo manifesto che hanno pubblicato sui loro canali social.

Ma tralasciando la rivendicazione dei praticanti di Bdsm e degli aromantici (con la n), tutte queste persone sono pronte a manifestare con le bandiere della Palestina senza spendere nemmeno una parola contro Hamas, che brucia vivi gli omosessuali. «La nostra piazza orgogliosa e resistente sarà l'occasione per far sentire forte la nostra voce, per denunciare le oppressioni quotidiane che viviamo ed essere al fianco del popolo palestinese», scrivono rivendicando la loro vicinanza solo a una delle parti civili che sono coinvolte in questo ennesimo massacro. Le immagini e gli eventi del 7 ottobre, che hanno portato alla reazione di Israele, non esistono più. I massacri di bambini, i rapimenti, le violenze nelle feste e nei kibbutz, d'altronde, non sono utili. Sennò dovrebbero esprimere solidarietà anche al popolo israeliano e condannare Hamas.

Eppure, quelle di «Non una di meno», si dicono femministe tutte d'un pezzo. Integerrime e pronte a battersi contro ogni violenza. Gli stupri e la barbarie contro le donne israeliane, però, non rientrano evidentemente nei loro interessi. Meglio manifestare solo per il popolo palestinese, in linea con quello che i «kompagni» fanno ormai da giorni. O magari è solo l'ignoranza che muove le loro azioni, la non conoscenza. Forse, non sanno che fino a pochi giorni fa i palestinesi appartenenti alla galassia Lgbtq+ cercavano di passare oltre confine, in Israele, per chiedere asilo a fronte delle persecuzioni violente da parte di Hamas. E, ancora peggio, forse non sanno che le donne, nel regime islamico di Hamas, non hanno diritti e vengono vessate in nome della legge di Allah. Magari in piazza non si schierano dalla parte dei terroristi, ma nemmeno condannano le loro atrocità.

Per questo, quelle manifestazioni con le bandiere palestinesi, diventano materiale per la propaganda islamista, per dimostrare che l'Occidente è con loro.

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