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E Renzi prova col ricatto: "Veto al bilancio Ue senza aiuti sui migranti"

In tv difende la manovra e poi minaccia Bruxelles: "Se non ci sostenete, niente soldi"

E Renzi prova col ricatto: "Veto al bilancio Ue senza aiuti sui migranti"

«Noi non siamo più in condizione di reggere questa situazione. Abbiamo tempo sei mesi al massimo». Sull'immigrazione, Matteo Renzi lancia un drammatico ultimatum all'Europa. E si dice pronto a usare il veto sul bilancio Ue per richiamare i partner alle proprie responsabilità. Intanto, arriva a sorpresa la notizia che il prossimo 14 novembre Obama sarà in Europa, e a Berlino si terrà un vertice l'ultimo per il presidente Usa con Merkel, Hollande, May e Renzi. Una ribalta importante e anche un'occasione preziosa per il premier italiano, che sa di ritrovarsi dallo stesso lato del tavolo di Obama, convinto supporter di una politica economica europea anti-austerity e pro crescita, e importante alleato per allentare la linea dura sui conti della Germania. «Se vince Hillary Clinton sottolinea Renzi la politica obamiana della crescita e degli investimenti andrà avanti».

Sui profughi, il premier è netto: «Ora dice - siamo ancora in grado di gestire gli sbarchi: arriva l'inverno, le condizioni del mare peggiorano. Ma abbiamo tempo sei mesi massimo. Bisogna bloccarli in partenza. O blocchiamo il flusso entro il 2017 o l'Italia non riesce a reggere un altro anno come quello passato». Poi avverte gli altri Paesi europei, in particolare quelli dell'Est: «Se tu tiri su il muro per gli immigrati, i soldi italiani te li scordi. Se non passano gli immigrati non passano nemmeno i soldi». L'Italia, ricorda il premier, per «decisione del governo Monti, dà alla Ue 20 miliardi e ne riceve 12. Ma se Ungheria e Slovacchia ci fanno la morale sui soldi e poi non ci danno una mano sui migranti non va bene. Se non ci aiutate, non li mettiamo più i soldi». Una posizione dura, che serve a dare una risposta interna al crescente allarme dell'opinione pubblica e a smontare il gioco di chi, nell'opposizione (dalla Lega ai grillini) cerca di lucrare consensi sul dramma immigrazione. Tant'è che, su questo, il premier chiama all'unità nazionale: «Vorrei che tutti insieme, maggioranza e opposizione, senza dividerci, dicessimo a questi Paesi che il meccanismo è finito. Vorrei che tutti dicessero che la posizione del governo è la posizione dell'Italia», dice. Sul caso Gorino e sulle barricate di un intero comune contro 11 profughe è molto cauto: «È una vicenda difficile da giudicare, una parte di popolazione è molto stanca e preoccupata. Ma stiamo parlando di 11 donne e 8 bambini. Probabilmente da parte dello Stato andava gestita meglio, ma l'Italia che conosco io, quando ci sono 11 donne e 8 bambini si fa in quattro per risolvere il problema».

Il premier difende la manovra, celebra la «sparizione» di Equitalia e spiega che d'ora in poi «non si fa più cassa con i soldi dei cittadini. Il decreto è già in vigore: Equitalia non c'è già più quindi non si pagano più le maggiorazioni». Le «super sanzioni» e i «super interessi» non «torneranno più», promette. Quanto alle riserve della Ue sui conti italiani, «ad ora» la famosa lettera europea «non è arrivata», e l'Italia «ha rispettato tutte le regole: se mandano la lettera a noi, agli altri Paesi che invece non rispettano l'accoglienza dei migranti cosa deve mandare l'Europa, un libro o un'enciclopedia?». Di violazioni alle regole europee compiute da altri Paesi «ce ne sono tante: da 9 anni la Francia è sopra il 3 per cento, la Spagna ha un deficit che è il doppio del nostro. Sì, il nostro debito è cresciuto dello 0,1 per cento nel secondo trimestre del 2015.

Ma l'Italia ha rispettato tutte le regole in questa legge di Stabilità».

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