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E Renzi si mangia anche il candidato Minniti

"Non mi occupo del congresso", tuona l'ex premier. E l'ex ministro dell'Interno adesso pensa al ritiro

E Renzi si mangia anche il candidato Minniti

Roma - Marco Minniti si ritira. Matteo Renzi se ne va dal partito. Nicola Zingaretti e Carlo Calenda attaccano il giglio magico. Nel Pd è caos totale a meno di una settimana dalla scadenza (12 dicembre) per la presentazione delle candidature per le primarie del 3 marzo. L'ex ministro dell'Interno, dopo l'annuncio della candidatura e un veloce tour in tv, ha intuito che tira una brutta aria tra i dem: il sogno dell'appoggio di Renzi e dei renziani è svanito. Il rottamatore ha già preso la decisione: lascerà il Pd. Con o senza il giglio magico, l'ex segretario non intende tornare indietro: a gennaio partirà la costituente del nuovo movimento. Una certezza che avrebbe spinto Minniti al passo indietro: l'ex titolare del Viminale non teme il mancato sostegno dei renziani ma la partecipazione a una competizione inutile. E soprattutto di concorrere alla guida di un partito ormai defunto con l'addio di Renzi. Nonostante una parte del giglio magico, l'area che fa capo all'ex ministro del Sport Luca Lotti, sia stata fino all'ultimo al fianco di Minniti.

Ma Renzi non ha lasciato spiragli per una trattativa: «Come sapete non mi occupo del congresso del Pd», ha commentato l'ex sindaco di Firenze. Messaggio ribadito da alcuni parlamentari renziani: «Non si può dire: stai con me e scompari. Portami consenso ma non farti vedere».

Il ritiro dell'ex ministro e l'addio di Renzi provocano nervosismo anche tra le truppe di Nicola Zingaretti: «Per il Pd sono preoccupato e allarmato. Spero che qualcuno non abbia deciso di distruggere il Pd e stia giocando a un gioco macabro. Non dobbiamo permetterlo. Il Pd va cambiato, non picconato con le furbizie. Distruggerlo ora o puntare a dividere credo sia un immenso regalo al M5s e Salvini», avverte il governatore del Lazio. Mentre l'ex ministro Carlo Calenda si affida all'ironia per commentare il momento delicato in casa dem: «Emiliano non è più iscritto al Pd ma è il candidato del Pd. Renzi è un senatore del Pd ma si candiderà con un suo partito. Minniti è candidato alla segreteria indipendente da Renzi ma si ritira (forse) perché non ha l'appoggio di Renzi. Bello. Altre idee?».

I renziani potrebbero ora decidere di schierare un candidato di bandiera: Ettore Rosato o Teresa Bellanova. Mentre sfuma la carta Lorenzo Guerini. Nella confusione è spuntato anche un finto lancio di agenzia che annunciava la conferenza stampa di Minniti per ufficializzare il ritiro. L'unico che, al momento, gode per la retromarcia dell'ex ministro è Maurizio Martina che può già contare sul sostegno di Graziano Delrio e Matteo Richetti. Con Minniti fuori dal campo, Martina ritornerebbe in corsa per la vittoria contro Zingaretti.

Una vittoria di Pirro, in un partito già lacerato e diviso prima di aprire le danze.

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