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E "Repubblica" riconosce: è una guerra di religione

Con vittime italiane i buonisti aprono gli occhi

E "Repubblica" riconosce: è una guerra di religione

Roma Ora che l'Italia deve tristemente contare nove morti innocenti, nove persone che non sono state risparmiate dai terroristi perché non conoscevano il Corano. Ora che i testimoni del barbaro massacro di Dacca raccontano che uno dei terroristi ha dato il via alla strage dicendo: «Siamo qui per uccidere i non musulmani».

Ecco ora anche i più restii si vedono costretti ad ammettere che sì, forse la religione islamica gioca un ruolo importante, fondamentale addirittura in questa guerra di civiltà. E così mentre di solito all'indomani di altri tragici attentati si assisteva a una rincorsa a spiegare che l'Islam non aveva nulla a che fare con la violenza e il terrorismo e che sostanzialmente, tanto per fare un nome, Oriana Fallaci aveva torto marcio, ieri in una sorta di catarsi collettiva si sono affollate sui quotidiani e nelle news argomentazioni sul ruolo chiave che il fondamentalismo islamico gioca in questa guerra.

Repubblica ad esempio ha offerto a Roberto Toscano, l'ex ambasciatore italiano a Teheran, una pagina intera per spiegare che «è la religione a fornire ideologia unificante e linguaggi» ai terroristi «oltre che a configurare una micidiale rete entro la quale prendono corpo alleanze e sinergie sul piano operativo». E Toscano auspica che «a questo punto non ci sia più nessuno che dica «la religione non c'entra» o «i terroristi non sono veri musulmani». Dunque la religione come fine e come mezzo in quella che il diplomatico definisce «un'offensiva globale» in un «disegno di illimitata violenza». Violenza che infatti si rivolge verso chi non è musulmano e verso tutto il mondo occidentale e il suo stile di vita. Dunque anche sul Corriere della Sera Pierluigi Battista invita ad aprire i nostri occhi che per troppo tempo sono stati chiusi e non hanno voluto vedere quello che è in atto, ovvero una guerra santa globale nella quale «la componente essenziale è appunto «l'omofobia, l'odio per le donne libere, il disgusto per gli stessi luoghi della vita quotidiana» ovvero «il nostro peccaminoso stile di vita» scrive Battista.

Sarebbe bastato dare ascolto prima alle parole della scrittrice Talisma Nasreen, fuggita nel 1994 dal Bangladesh dove i suoi libri sono banditi e dove fu minacciata di morte dagli affiliati di al Qaida. Anche ieri l'intellettuale che si batte per i diritti delle donne ha sottolineato nei suoi tweet come i terroristi che hanno assalito la Holey Artisan Bakery avessero studiato e provenissero da famiglie benestanti. «Non hai bisogno di essere povero, ignorante o frustrato per diventare un terrorista islamico. Ti basta l'Islam», ha twittato ieri la scrittrice che ha anche chiesto di «non dire che l'Islam è una religione di pace.

Non più».

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