Cronaca giudiziaria

E sulla strage di Erba è scontro con il Pg Nanni. "Revisione ferma, c'è chi ha la coscienza sporca"

Brescia attende il fascicolo, l'ira del sostituto: "Io ho fatto il mio dovere"

E sulla strage di Erba è scontro con il Pg Nanni. "Revisione ferma, c'è chi ha la coscienza sporca"

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E sulla strage di Erba è scontro con il Pg Nanni. "Revisione ferma, c'è chi ha la coscienza sporca"

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Sono passati cento giorni dal deposito della richiesta di revisione del processo per la strage di Erba da parte del sostituto Pg Cuno Tarfusser. Le 58 pagine sono da allora sulla scrivania della Pg Francesca Nanni, che non ha ancora deciso quando trasmettere la richiesta alla Corte d'Appello di Brescia, unico a doverne stabilire ammissibilità e merito, e non sembra nemmeno voler decidere. A fine maggio al Giornale disse di non aver ancora «studiato approfonditamente come necessario». Evidentemente ritiene che solo lei abbia il potere di decidere sulla revisione e che Tarfusser abbia violato il «regolamento organizzativo» della Procura generale di Milano Questi continua a non commentare. «Ancora» precisa. Si lascia però sfuggire come «questa non è certo la giustizia in cui ho sempre creduto. Può mai essere che sia io il problema e non due persone che stanno scontando l'ergastolo? Solo per chiarezza: ho fatto il mio dovere senza violare nulla. Sono sereno e ho la coscienza pulita. Non so se altri possono dire la stessa cosa». Ma può il diritto costituzionale a una revisione processuale prevalere su un cavillo, su un regolamento interno? Qui non si tratta (solo) di capire se Olindo Romano e Rosa Bazzi siano davvero colpevoli della strage in cui l'11 dicembre del 2006 persero la vita quattro persone, qui c'è in gioco il sistema giudiziario. Non è escluso che la vicenda finisca in Cassazione o al Csm.

La decisione di un magistrato con uno standing di credibilità internazionale come Tarfusser può sembrare un esercizio di vanagloria solo agli sciocchi o alle persone in malafede. L'analisi con cui demolisce le tre prove su cui si è basata la condanna dei due coniugi è spietata: il «riconoscimento» del supertestimone Mario Frigerio è conseguenza dei ripetuti «suggerimenti» fatti dagli inquirenti ad una persona dalla salute fisica e mentale gravemente minata; la «genuinità» della macchia di sangue è incompatibile con il modo in cui è stata repertata; le «confessioni» non sono solo molto lacunose e imprecise, ma sono soprattutto conseguenza di incredibili pressioni psicologiche esercitate sugli imputati.

C'è la richiesta di revisione preparata dai legali Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, ci sono gli audio del podcast Il grande abbaglio su Youtube che smentiscono Frigerio e la sua deposizione in aula. Ci sono piste che portano al traffico di droga, a scontri con bande di marocchini, alla 'ndrangheta, come conferma una telefonata ricevuta dall'avvocato Bordeaux quando nessuno sapeva che a Erba comandava la mafia calabrese (scoperta dalla Procura di Milano nel 2010). Sulla droga, un movente vero per un massacro, ci sono delle intercettazioni della Finanza mai confluite nelle indagini. Ci sono prove che anziché far riaprire le indagini sono state distrutte illegalmente da un cancelliere a Como senza motivo.

Chissà se la richiesta di Tarfusser arriverà mai a Brescia, chissà se a due persone che si dicono innocenti verrà concessa questa chance. Dipende tutto dalla Nanni, una stakanovista impegnatissima. Tanto che quando mangiare in ufficio ordina un poke, per poi fare una passeggiata, come recita una sua recente intervista. «Quando esco per la mia ora d'aria, come dico io, tornare in cella non è facile».

Restarci 17 anni, magari da innocente, lo è ancora meno.

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