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E il vecchio leone Bossi benedice l'unione

Il fondatore del Carroccio sprona il centrodestra: "Contro Renzi serve ancora più forte e unito"

E il vecchio leone Bossi benedice l'unione

Onorevole Umberto Bossi, è sorpreso dal successo della Lega in Emilia-Romagna?

«La Lega ha ricominciato a correre forte. Soprattutto l'assenza di Berlusconi ci favorisce e porta voti su di noi. L'Emilia-Romagna per noi è una terra fruttuosa. Già anni fa io e Tremonti ottenemmo ottimi risultati».

Perché così tanta gente diserta le urne?

«Ci inviano un segnale. La gente subisce la crisi, la situazione è grave, morde le certezze. La politica non trova rimedi. E gli elettori reagiscono».

Lei conosce Matteo Salvini fin da ragazzo.

«Me lo ricordo dai tempi in cui si presentò come uomo della sinistra padana».

Salvini ha in mente una nuova Lega «nazionale». E si è anche scusato per i toni e il linguaggio usati un tempo verso il Meridione. Si è sentito tirato in causa?

«Un tempo sarebbe stato impossibile prendere voti al Sud. Ma oggi lo scenario è cambiato. In tutta Europa emergono le istanze federaliste, il desiderio di indipendenza. Il tempo lavora in quella direzione. E oggi il Sud è sensibile a una mediazione federalista, prima non lo era. La Lega ha preso atto di questa maturazione».

Ma lei condivide questa impostazione?

«Noi abbiamo avviato un processo, la nostra battaglia per l'indipendenza è stato un fattore di maturazione per tutto il Paese. Noi non siamo riusciti a fare il federalismo, ma il federalismo fiscale è la vera indipendenza. Il Sud oggi è disponibile al dialogo su questi temi. La posizione della Lega è la conseguenza di questo nuovo sentire».

C'è chi identifica la Lega come un soggetto di destra, destinato a pescare voti in quell'area politica. È davvero così?

«No, non esiste questo rischio. E in ogni caso il mio consiglio è di rifuggire da ogni ambiguità. Bisogna fare il giro delle capitali indipendentiste. Stare con i piedi in più staffe crea confusione».

Il centrodestra unito, quello di cui lei fu uno dei grandi attori protagonisti, ha ancora un senso?

«Certo, oggi è ancora più utile perché dall'altra parte c'è Renzi. Serve un centrodestra rafforzato».

Alla Camera in queste ore si discute del Jobs Act. Esiste ancora una differenza reale tra il centrosinistra di Renzi e il centrodestra?

«Il Jobs Act è una presa per i fondelli! La diversità esiste eccome, sia sul piano teorico che su quello economico o culturale. Nelle corde di chi dirigerà il centrodestra deve esserci la capacità di farlo capire».

Lei si schiera con la Lega di Salvini o con quella di Tosi?

«La Lega è solo quella di Salvini. Tosi ha cercato di massacrare la Lega nel Veneto, quelli che non sono amici suoi li ha fatti fuori».

I grillini appaiono in crisi. La Lega può intercettare quel bacino elettorale?

«Può essere. Si tratta di due movimenti che incarnano la protesta, ma noi rispetto a loro abbiamo anche la proposta».

Quale consiglio darebbe a Berlusconi?

«Ci sono contrasti nel suo partito, li sento parlare in Aula. I contrasti non sono utili a nessuno, tantomeno a Berlusconi e al centrodestra nel suo insieme. Tocca a Berlusconi trovare la soluzione giusta, non deve farsi svuotare il partito».

Renzi sarà il dominatore incontrastato della politica per i prossimi dieci anni?

«Per me no. Sono tempi difficili per chi in politica vuole vivere in eterno».

Si parla molto sui giornali di soldi russi alle formazioni euroscettiche. Se mai ve li dovessero offrire, lei consiglierebbe a Salvini di prenderli?

«Ci penserei molto bene, fossi in lui».

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