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E Zelensky "purga" l'ambasciatore a Londra

Silurato Prystaiko, critico con il presidente ucraino. Schiaffo al Regno Unito

E Zelensky "purga" l'ambasciatore a Londra

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Se Vladimir Putin indulge alle sue purghe, anche Volodymyr Zelensky ha le sue purghette. Di sicuro il presidente ucraino non è un tipo che accetta alcun tipo di obiezione, come dimostra la vicenda di Vadim Prystaiko, l'ambasciatore (o meglio, l'ex ambasciatore) ucraino a Londra, che ha criticato il presidente per la gestione di una polemica con Londra e ieri si è visto recapitare un decreto di licenziamento.

Il documento non reca alcuna spiegazione ufficiale, ma è chiaro che il siluramento è legato all'intervista rilasciata qualche giorno fa dal 53enne ambasciatore ed ex ministro degli Esteri, considerato l'uomo chiave delle relazioni con un alleato vitale come il Regno Unito fin dall'inizio della guerra. Nell'intervista rilasciata all'edizione britannica di SkyNews, Prystaiko si era fatto trascinare dal giornalista a prendere posizione sulla polemica che aveva diviso Zelensky dal ministro della Difesa britannico Ben Wallace a margine del vertice Nato a Vilnius. In Lituania Wallace aveva reagito alle lamentele del presidente-attore per la mancanza di una road map per l'adesione di Kiev alla Nato, invitando Zelensky a una maggiore gratitudine verso i Paesi occidentali, «privatisi di parte dei propri stock strategici di armi in favore di Kiev», e in particolare nei confronti del Regno Unito, considerato da Kiev una sorta di «magazzino Amazon di materiale bellico da ordinare a piacimento». Zelensky aveva reagito con evidente stizza, dalla quale Prystaiko nell'intervista aveva preso le distanze, sottolineando che «il sarcasmo non fa bene alle nostre relazioni» e che bisogna «non mostrare crepe ai russi». Insomma, Prystaiko si era schierato dalla parte di Wallace: «Qualunque cosa succeda, Ben può chiamarmi e dirmi ciò che vuole».

Parole che evidentemente Zelensky deve aver considerato un'insubordinazione, decidendo così per il licenziamento in tronco di Prystaiko. Chiaro però l'intento del presidente di dare anche un sonoro schiaffo a Londra. E qui c'è da chiedersi quale sia il senso di umiliare uno degli alleati più generosi con Kiev, che sia nell'amministrazione di Boris Johnson sia in quella attuale di Rishi Sunak si è mostrato l'avanguardia degli aiuti militari a Kiev. Peraltro Wallace è un ministro a scadenza, visto che ha già annunciato l'intenzione di passare la mano nel prossimo rimpasto governativo, per lasciar spazio all'altro «falco» Tom Tungendhat.

E a proposito di critiche mal digerite, ieri si è dimesso il ministro della Cultura ucraino Oleksandr Tkachenko, colpevole di aver sollecitato un maggiore stanziamento di fondi per la cultura e in particolare per la costruzione di un museo nazionale sull'Holodomor.

Zelensky aveva risposto che il bilancio dello Stato non può essere destinato a progetti culturali a detrimento della difesa.

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