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Ecco chi è l'uomo in Ferrari che fa i milioni con i profughi

Si chiama Paolo Di Donato, gestisce quasi mille richiedenti asilo, incassa 30mila euro al giorno. E tra barche e auto di lusso non si fa mancare nulla

Ecco chi è l'uomo in Ferrari che fa i milioni con i profughi

Roma - L'identi-tweet è di ieri mattina. «2 settimane all'uscita... Si parlerà anche di un uomo in Ferrari che grazie ai profughi incassa 24mila euro al giorno chi sarà?», scrive Mario Giordano, accompagnando il tutto con l'hashtag #profugopoli, ossia il titolo del libro, di prossima uscita per Mondadori, che il direttore del Tg4 ha dedicato al business dell'immigrazione.Ma chi è «l'uomo in Ferrari» che si occupa di sociale con tanto profitto? È da qui che comincia il gioco, la sfida, la caccia al tesoro, provando a seguire gli indizi in attesa di leggere le tante storie di business sulla pelle degli immigrati raccolte e raccontate da Mario Giordano. La cifra, 24mila euro al giorno, è la stessa incassata dai centri di accoglienza in provincia di Palermo. Ma non li gestisce un solo imprenditore, tantomeno appassionato di auto sportive. Stessa cosa a Trieste: coincide la cifra, ma non c'è nessuno che gira in Ferrari. Proprio seguendo la Rossa, invece, spunta una pista possibile. Che porta a un imprenditore sannita, Paolo Di Donato, 46 anni appena compiuti, molti spesi nel mondo della cooperazione sociale nel Beneventano. A lui l'identikit di Giordano sembra calzare quasi alla perfezione.

Proprio Di Donato, in effetti, appare immortalato accanto a una Ferrari rosso fiammante in un articolo dedicato a una struttura di accoglienza profughi di Benevento sul sito «redattoresociale», dove si parla anche del giro d'affari del consorzio da lui fondato, Maleventum, del quale l'uomo è stato prima amministratore unico e poi procuratore speciale. Redattoresociale aveva denunciato carenze nel livello dell'accoglienza dei richiedenti asilo della struttura da parte di Maleventum, che gestirebbe «circa 1000 richiedenti asilo» in tutto il Beventano, con «introiti intorno ai 30mila euro al giorno». Replicando alle accuse sullo stesso sito web redattoresociale.it, Maleventum a novembre dichiarava di ospitare «740 migranti in 12 strutture», ricordava di aver vinto due appalti (tra cui quello al centro dell'articolo del sito) al ribasso («28 euro al giorno per migrante, contro i 35 euro a base d'asta», ossia «il prezzo più basso d'Italia», quasi uno slogan) e sottolineava che Di Donato era «dirigente» e non «presidente» del consorzio, ruolo ricoperto invece da Elio Ouchtati che firmava la replica. Di Ouchtati, sul web, non c'è nulla. Del «dirigente aziendale» Di Donato invece sì, e così pure del consorzio Maleventum, che negli ultimi anni di emergenza immigrazione sembra prosperare. Dovrebbe avere un giro d'affari di almeno 8 milioni l'anno nonostante le gare vinte al ribasso, forte dei suoi mille posti letto spalmati in 15 strutture.

Di Donato, come detto, è molto attivo anche sul web. Posta foto a tutto spiano, e a giudicare da quelle si direbbe che non se la passa male nemmeno lui. C'è la Ferrari, una Porsche, un «selfie» alla guida di un motoscafo, un'altra simile con i Faraglioni alle spalle, due scatti in compagnia «dei ministri della Salute, Livia Turco, e della Giustizia, Clemente Mastella». Gli ultimi due sono sul suo sito, dove si definisce «ideatore, creatore e gestore» del consorzio Maleventum. Mentre su Facebook Di Donato non fa mancare scintille con gli amministratori locali che non gradiscono la presenza dei profughi sul loro territorio (e di conseguenza il suo business). A maggio scorso il sindaco di un piccolo comune sannita, Castelvenere, non essendo stato informato dell'arrivo di alcuni rifugiati aveva chiesto di gestire direttamente i fondi per l'accoglienza, minacciando di consegnare al prefetto la sua fascia tricolore. Di Donato ha replicato, caustico: «Cari Sindaci, ma il problema sono i profughi che passeggiano nei vostri comuni o i soldi che mi dà il Governo devono essere per Voi e per le Vostre cooperative?». L'unica cosa certa è che chi guadagna con i migranti non ha i conti in rosso.

Semmai la Ferrari.

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