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Ecco cosa cambia per gli espatriati a Londra. Dal 2021 stretta sui permessi di residenza

Per i turisti non basta più la carta di identitá, servono passaporto e visto

Ecco cosa cambia per gli espatriati a Londra. Dal 2021 stretta sui permessi di residenza

E Brexit fu. Ma gli «aliens», gli stranieri che vivono nel Regno Unito, avranno un anno di tempo per assorbire l'impatto dell'urto che, è inutile negarlo, provocherà l'uscita dell'Inghilterra dall'Unione Europea. Ora la domanda che si fanno tutti e dunque anche i circa 700mila italiani che vivono, lavorano e studiano in Uk, è: che cosa ci succederà? Dal 31 gennaio 2020 partirà il periodo di transizione concordato con l'Ue per la Brexit e almeno fino al 31 dicembre 2020 continuerà ad essere garantita la libera circolazione di persone, beni e servizi.

Che cosa fare per non trovarsi in difficoltà tra un anno? Tutti i cittadini Ue che vivono oltre Manica da più di 5 anni dovranno chiedere il permesso di residenza permanente, ossia il «settled status» che permette di restare indefinitamente nel Regno Unito. Chi invece risiede nel Paese da meno di 5 anni potrà fare richiesta per il «pre-settled status» valido fino alla scadenza dei 10 anni. In questo secondo caso però la certezza su come andranno davvero le cose non c'è. Insomma il sospetto che si tenti di limitare il numero delle concessioni dei permessi è concreto. Sono per ora 2,4 milioni gli europei che hanno già fatto richiesta dello status e l'hanno ottenuta tra questi almeno 260mila sono gli italiani. Al primo gennaio 2021 chi non si sarà registrato entrerà di fatto nella condizione di straniero e dovrà sottostare a molte limitazioni che varranno anche per i turisti. Ad essere penalizzati saranno comunque soprattutto gli immigrati non specializzati. Medici, ingegneri e architetti troveranno molto più facilmente le porte aperte anche se, ad esempio, non avranno diritto ad usufruire del sistema sanitario pubblico. Ma per tutti c'è una certezza: quella espressa da Manfredi Nulli, rappresentante dell'Italia presso il Cgie, consiglio generale degli Italiani all'estero. L'Inghilterra non può fare a meno di tanti professionisti attivi nella ristorazione, nella city, nelle università e negli ospedali.

Anche per i turisti non basterà più la carta d'identità ma sarà necessario il passaporto e soprattutto un visto che avrà una durata massima di tre mesi. L'ambasciatore italiano a Londra Raffaele Trombetta, invita tutti gli italiani che vivono a Londra ad iscriversi anche all'Aire, l'Anagrafe dei residenti all'estero. «Gli iscritti sono circa 400mila - spiega - ma sappiamo che ci sono ancora degli italiani che non si sono registrati».

Grande preoccupazione sul fronte commerciale viene espressa da Coldiretti che chiede di «tutelare i 3,4 miliardi di euro di esportazioni agroalimentare» italiane verso la Gran Bretagna perché «occorre evitare l'arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali alle esportazioni Made in Italy».

Insomma si teme che si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane che vedono in testa il vino, che complessivamente ha fatturato nel 2018 sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal Prosecco.

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