Economia

Ecco come funzionerà il paracadute pubblico per Mps e le ex Popolari

Siena aspetta l'esito della ricapitalizzazione da 5 miliardi. Fondi anche per Carige e PopVicenza

Ecco come funzionerà il paracadute pubblico per Mps e le ex Popolari

Per fare da scudo alle banche il governo italiano sta chiedendo al Parlamento di autorizzare fino a 20 miliardi di debito pubblico in più per il 2017. Parliamo di circa 327 euro per ogni italiano, bambini inclusi. Ma dove finiranno questi fondi? «Gli effetti reali dipenderanno da quanti interventi si renderanno necessari e dalla loro intensità», rispondono dal Tesoro senza entrare nel dettaglio. Secondo gli analisti, 18 miliardi dovrebbero fare da «paracadute» di emergenza per le ricapitalizzazioni e 2 miliardi per attivare lo schema di garanzia delle emissioni di bond già autorizzato da Bruxelles a luglio.

Partiamo dai rafforzamenti patrimoniali che potranno prevedere anche la sottoscrizione di nuove azioni da parte dello Stato. Il paziente più critico è il Monte dei Paschi che ha bisogno di 5 miliardi. Oggi si chiude la conversione dei bond subordinati (si riunirà anche il cda) e domani l'aumento di capitale. A quel punto si saprà se e quanti soldi i vertici del Monte sono riusciti a portare a casa. Altrimenti, servirà il sostegno dello Stato (già socio con il 4%) con una ricapitalizzazione «precauzionale» che però farebbe scattare la conversione forzata delle obbligazioni subordinate con forme di indennizzo per i piccoli investitori che hanno acquistato a suo tempo questi titoli senza avere un profilo di rischio adeguato. La tenaglia sui bond (il cosiddetto «burden sharing») non scatterebbe il Tesoro coprisse solo pro quota l'aumento con 200 milioni. Ancora incerta la terza via: ovvero un parziale successo della soluzione di mercato con un impegno finanziario maggiore dello Stato. Cosa direbbe la Ue?

Ma non c'è solo Mps. Gli altri istituti che potrebbero utilizzare i soldi pubblici sono la Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Carige (se l'attuale socio di controllo, la famiglia Malacalza non sarà disposta ad aprire il portafoglio): la bocciatura da parte della Bce in un esercizio di stress è una delle condizioni poste dalla disciplina comunitaria per non incappare negli aiuti di Stato. Le ex popolari venete e l'istituto genovese sono le più vicine, dopo il Monte, a superare il livello di guardia segnato da Francoforte. Ipotizzando lo smaltimento dei crediti deteriorati, l'intervento in queste tre banche potrebbe assorbire fino a 3,8 miliardi. Poi al conto potrebbero aggiungersi la Cassa di Risparmio di Cesena (già ricapitalizzata con 280 milioni dal braccio volontario del Fondo interbancario), la Cassa di Rimini e quella di San Miniato. Il governo dovrà anche sciogliere il correttivo sulle imposte differite attive (Dta) che permette di calcolare sul 2016 il canone versato a valere sul 2015 e dalle rateizzazioni in cinque anni dei nuovi versamenti per il fondo di risoluzione.

Lo Stato non può invece intervenire su Nuova Banca Marche, Popolare Etruria, CariChieti (già nel mirino di Ubi) e Cariferrara.

Tutte e quattro non sono state infatti sottoposte recentemente ad alcuna prova di stress.

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