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Ecco i rimborsi ai partiti (anche quelli fantasma)

Stanziati 54 milioni per le Politiche del 2013: Pd e Pdl in testa. Fondi anche a movimenti nati per le Amministrative e già scomparsi. Dal 2017 restano solo le donazioni volontarie

Ecco i rimborsi ai partiti (anche quelli fantasma)

Il conto alla rovescia è iniziato. La stagione del finanziamento pubblico ai partiti si avvia a conclusione attraverso una cura dimagrante che va avanti da molti anni e arriverà all'ora zero nel 2017. In base alle nuove norme approvate dal governo Letta nel dicembre 2013, il 2016 sarà l'ultimo anno in cui i partiti potranno usufruire di rimborsi. Dal gennaio 2017 finirà il periodo transitorio e si passerà al regime delle contribuzioni volontarie attraverso il sistema del 2 per mille: un sistema rivelatosi finora un flop visto che gli italiani di voglia di dare soldi ai partiti hanno dimostrato di averne pochina. Nel frattempo la cifra destinata a ogni formazione politica si riduce di anno in anno (25% in meno nel 2014, 50% in meno nel 2015, 75% in meno nel 2016). Ma dove sono finiti i soldi ottenuti come rimborso elettorale dai partiti nelle Politiche del 2013? I partiti in quella tornata ottennero 54 milioni di euro, un robusto taglio rispetto al 2008 (110 milioni).

La relazione della Corte dei Conti dello scorso anno ha certificato che i partiti che sono riusciti ad accedere ai fondi sono stati in primis il Pd con 23 milioni e 652mila euro (più 91.807 euro per Pd/Svp); il Pdl con 18 milioni e 849mila euro più i 65mila euro per Pdl/Lega in Trentino; Scelta Civica con 3 milioni e 379mila; la Lega con 3 milioni e 307mila; Sel con 2 milioni e 39mila euro; Fratelli d'Italia con 843mila euro; l'Udc con 729mila; Svp con 455mila il Megafono di Crocetta con 256mila; Centro Democratico con 200mila euro; il Movimento Associativo Italiani all'Estero con 148mila; Grande Sud 56720; Vallée d'Aoste 51923; Unione Sudamericana Emigrati Italiani 48748. Si tratta di cifre da suddividere per le annualità 2013-2016.Il 26 gennaio scorso l'Ufficio di Presidenza della Camera ha dato il via libera al rimborso di altri 485mila euro relativi a elezioni amministrative tenute in anni recenti, assegnati a 13 partiti: tra questi Udeur, Lista Unione Nord Est, Pid, Unione per il Trentino, Verdi Sudtirolo, Democrazia Cristiana Campania e Lista Civica Bongiorno Obiettivo Lazio. Rimborsi a sigle che nel frattempo in alcuni casi hanno cessato la loro attività politica.

Il sistema di rimborso per le Regionali continua ad avere molte zone d'ombra. Una relazione della Corte dei Conti svelata da Linkiesta ha fatto notare come il Pd nel Lazio pur avendo speso per la campagna di Nicola Zingaretti 282mila euro ne incasserà dal 2013 al 2016 quattro volte tanto: un milione 122mila euro; il Pdl pur avendo speso 157mila euro ne prenderà 842mila; Sel con 13mila euro, ne riceverà 146. E ancora: Centro Democratico riceverà oltre 65mila euro pur avendo speso poco più di 4mila: un aumento del 1500%.La differenza tra rimborsi e spese realmente sostenute è una anomalia di vecchia data. Dal 1994 ad oggi i partiti hanno speso poco più di 726 milioni tra elezioni politiche, regionali ed europee. Lo Stato ha, però, sborsato oltre 2,4 miliardi in rimborsi. I partiti così hanno potuto beneficiare di un attivo di 1,7 miliardi, evidentemente non spesi al meglio viste le cattive acque in cui versano molti di loro.

L'apice è stato raggiunto nel 2001, anno in cui lo Stato ha sborsato 476 milioni, a fronte di una spesa accertata di soli 49. Ci sono poi i soldi ai gruppi parlamentari. Secondo un dossier Openpolis 106 milioni di euro è quanto hanno stanziato Camera e Senato come contributo nei primi 2 anni della XVII Legislatura (con il 16% delle risorse accantonate dai partiti). Considerando entrambi i rami del Parlamento, chi ha messo da parte le cifre maggiori è stato il Pd (8 milioni) e il M5S (4 milioni).Al netto delle varie anomalie i partiti si trovano ora di fronte alla sfida del nuovo regime «volontario» che scatterà tra pochi mesi senza più alcun paracadute. I primi esperimenti si sono rivelati un flop. Al secondo anno della legge che ha introdotto il 2 per mille delle imposte sul reddito ai partiti, in sostituzione del finanziamento pubblico, soltanto il 2,7% dei contribuenti ha deciso di finanziare la politica: un italiano su 40. Poco più di un milione (1.106.288 per l'esattezza) sui 41 milioni di contribuenti per un totale di 12.353.574 di euro, ridotti a 9,6 milioni per un tetto introdotto nel 2014 (con il Pd a farla da padrone con oltre 5 milioni).

Spiccioli rispetto ai tempi d'oro che costringeranno le forze politiche ad aprire la caccia alle erogazioni liberali e al fund raising (dovendo oltrettutto fare i conti con un discutibile tetto alle donazioni fissato a 100mila euro).

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