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Ecco il manuale Cencelli 2.0 E Alfano sogna gli Esteri

Più conferme che novità nella squadra di Gentiloni. Boschi e Lotti "gendarmi" inamovibili. Ambiente all'amico Realacci

Ecco il manuale Cencelli 2.0 E Alfano sogna gli Esteri

Governo che perde non si cambia. O magari appena appena, solo quel ritocchino per non far tanto «fotocopia». Quel che è sicuro, della lista dei ministri che l'incaricato Paolo Gentiloni continua a scrivere e cancellare, sarà l'attenzione spasmodica al manuale Cencelli 2.0: non irritare il presidente Mattarella, non scontentare il presidente (ex) Renzi. Per il conte Paolino, già prudente e mite di suo, un'operazione di vero sfinimento. Anche perché, detto inter nos, Gentiloni avrebbe piacere a rafforzare un po' la compagine, si può capirlo, questione di dignità personale, non solo per compiacere il Quirinale. Epperò, quello di Pontassieve, quello che scrive di notte ispirato dalla luce bluastra del Web mentre i pargoletti dormono, a sentire di nomi altisonanti gli garba punto. «E chè, pure Paolino ora vòl fare il Ganzo? Cos'è, un governo per l'eternità?».

Questi son dubbi. Passiamo alle certezze della squadra. Luca Lotti, il riconfermato sottosegretario alla Presidenza, stavolta dedicato alla marcatura «a uomo» di Gentiloni, perché la fiducia non è mai troppa. «Fratello» di Matteo, Lotti riferirà in uscita e in entrata. Più che un sottosegretario, un Telecomando.

Della pattuglia dei soliti noti: Padoan all'Economia, la Pinotti alla Difesa, Orlando alla Giustizia, Delrio alle Infrastrutture, Alfano all'Interno. Senonché, quest'ultimo, torna al Viminale quasi in rappresentanza di se medesimo, considerato che il «verso è cambiato» di nuovo e sono più quelli che anelano a tornare da Berlusconi di quelli che pensano a Renzi vittorioso. Alfano sta strepitando perché, perdendo quasi sicuramente Beatrice Lorenzin, in virtù dei suoi grandi risultati nella Salute specie nelle campagne di divulgazione, vorrebbe ottenere per il ministro degli Affari Regionali, Enrico Costa, un ministero di maggior rango. O gli Esteri per sé. In alternativa, mantenere la terza poltroncina, in attesa della grande abbuffata dei sottosegretari. In concorrenza spietata con Ncd, stavolta potrebbe esserci poi la pattuglia acrobatica di Ala, leggi Denis Verdini. In quota all'«amico» fiorentino di Matteo c'è già il vice dell'Economia, Enrico Zanetti, ma stavolta i verdiniani s'aspettano di poter indossare l'abito di gala per far ingresso nell'alta società. L'ipotesi di un verdiniano della prim'ora come Luca D'Alessandro, potrebbe esser soppiantata dall'arrivo di un nome grosso. C'è chi ha sparato persino quello dell'ex presidente del Senato, Marcello Pera, in virtù del suo impegno nel Comitato per il Sì (non è esattamente un portafortuna). Altri giocano (invano) il nome di Giuliano Urbani. In realtà, chi potrebbe avere chances è Saverio Romano, in virtù di una ricompensa per essersi dimesso a suo tempo, nonché della nota capacità di raccattar voti.

Nella fiorente categoria «vecchi amici di Paolo» (Gentiloni), dovrebbe entrare al governo da ministro uno dei suoi avversari preferiti al tennis del giovedì: Ermete Realacci, ovviamente all'Ambiente. Anche Roberto Giachetti è quasi certo di tornare in coppia fissa con il «Conte» come ai tempi del Campidoglio: forse a lui verrà concessa la patata bollente delle Riforme, ovvero la cruciale partita della legge elettorale, dalla quale dipenderà il futuro del governo (Giachetti passerà alla storia per aver fatto lo sciopero della fame per il Mattarellum).

In quota «rosa», considerate le uscite della Giannini, della Madia e della Lorenzin, il ripescaggio della Boschi in extremis (come pare) potrebbero esserci Teresa Bellanova al Lavoro, Francesca Puglisi all'Istruzione ed Elisabetta Belloni agli Esteri, se Gentiloni riuscirà a imporre la sua capo di gabinetto su Franceschini, Fassino e Calenda. Alla funzione pubblica, promozione per l'ultrarenziano Rughetti, che si è ben distinto, mentre sembra sfumato lo scambio Martina-Guerini: uno vice unico al Pd, l'altro al cruciale dicastero della Sanità. «Assolutamente no», fa gli scongiuri Guerini. Visto che Matteo ha promesso di stare in giro per l'Italia tutto il tempo, «qualcuno al Pd deve pur starci», scherza. Altra vittima designata per le partite alla playstation? «Son vecchio, al massimo tressette».

Basta che non sia col morto.

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