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Ecco la nuova dottrina di Grillo il garantista: niente reato, vai avanti

Il leader assolve il sindaco con una lettera aperta. E Travaglio dimentica il giustizialismo

Ecco la nuova dottrina di Grillo il garantista: niente reato, vai avanti

C'erano una volta i giustizialisti. Che all'improvviso si scoprono garantisti. La polizza sottoscritta dall'ex capo della segreteria che ha come beneficiaria la sindaca di Roma? Salvatore Romeo scelse lei, prima che Virginia Raggi decidesse di promuoverlo e triplicargli lo stipendio. «Non è un reato», aveva strillato due giorni fa Beppe Grillo. E infatti non c'era nessun reato, lo avevano spiegato pure i magistrati romani, che interrogando Virginia Raggi l'avevano però spiazzata, chiedendole il motivo di quel contratto. Grillo assolve, perché ora governa (la Capitale) e dunque basta schivare il codice penale per dire che le cose vanno comunque bene, poco importa del resto, dei silenzi sui motivi della scelta di Romeo, fatta dice lui «per stima e amicizia», mettendo alla berlina un pover'uomo, all'apparenza così solo da pensare di elargire quattrini al capoufficio. Non c'è reato e dunque nessun imbarazzo, nessuna censura, basta con gli strilli dei primordi, quando il Movimento era di lotta e non di governo e chiedeva le dimissioni dei nemici politici, appena sfiorati dal sospetto. C'erano una volta i giustizialisti, che diventati «garantisti» si trovano in buona compagnia. «Non è reato», strilla Grillo. «Non è reato», titola il giorno successivo Il Fatto Quotidiano, in prima pagina. E pure Marco Travaglio, il direttore, indica la linea. Non è reato e non lo era neppure «dimenticare» la testata del Fatto illustrando quel post di Grillo che chiedeva un tribunale del popolo per la stampa nemica.

Ora, alzato il polverone, il leader comico lancia la fase due. E scrive una lettera aperta alla sindaca. Che ringrazia su Facebook: «Grazie Beppe...». In sintesi è un'esortazione: «Virginia, fai qualcosa di grillino!». Tappa le buche, così dimenticheranno l'arresto di Marra. Ripulisci la città e magari nessuno si ricorderà questa storia della polizze vita. Fai arrivare i bus in orario, che intanto nessuno già ricorda più il nome di quell'assessore all'Ambiente, tal Paola Muraro, costretta ad abbandonare perché indagata. Gli altri mollano, Virginia Raggi resiste, Grillo non può permettersi di certificare il fallimento dell'amministrazione di Roma. Come sempre Beppe Grillo contrattacca dal suo blog e riparte con i giornalisti: «Sarebbe bastato chiamare un assicuratore per farsi spiegare come funzionano quelle benedette polizze vita». Sono parole in libertà, certo, ma sono quelle dell'istrione genovese: perché chi ha chiamato (uno, due, tre o dieci assicuratori) ha capito e spiegato come funzionano questi contratti. Quello che Grillo non dice è: nessun assicuratore interpellato può spiegare perché, prima di essere promosso, Salvatore Romeo decise d'indicare chi aveva voluto la sua promozione quale beneficiaria di un paio di polizze. Però Grillo non dialoga, lui è il Verbo: «La polizza vita come strumento corruttivo è una fantasia malata, non un reato. Cara Virginia, non deve essere facile ammettere i propri errori come tu hai avuto il coraggio di fare pubblicamente. Anche per questo hai la mia stima». E se c'è la sua stima, c'è quella di tutto l'esercito pentastellato: «In qualità di garante del Movimento 5 Stelle sono con te». Fino a quando? Intanto fino alle prossime elezioni politiche. Magari anche oltre, minaccia il capo: «E così continueremo fino al 2021 per ricostruire la nostra Capitale». Manca solo il finale, eccolo: «La rotta è tracciata, il mare è in tempesta, le parole non ci potranno fermare. Con affetto». Ps: buttare in mare il capitano mi piacerebbe, ma ora sembra troppo rischioso.

Alla prossima.

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