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Ecco perché Malta non fa sbarcare mai i migranti (che finiscono in Italia)

Dalle Convenzioni non rispettate alle scuse di Malta: ecco perché l'Italia si è trovata a far sbarcare nei suoi porti tutti i migranti

Da Wikipedia
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La domanda è lecita e chiede una risposta chiara. Per quale motivo i migranti soccorsi dalle Ong non finiscono mai a Malta, ma vengono traghettati dai natanti umanitari sempre in Italia? In fondo, La Valletta non dista dalla Libia più di quanto non sia lontana Lampedusa. Eppure gli immigrati, fino ad oggi, sono sempre sbarcati nel Belpaese. Perché?

Motivi di leggi internazionali e prasssi consolidata da tempo. Prassi in cui mentre gli altri Stati costieri si lavano le mani di fronte all'emergenza immigrazione, l'Italia invece ha sempre svolto il ruolo del figlio maggiore e responsabile. Ha ragione da vendere Salvini nel twittare la sua accusa contro l'ipocrisia degli altri Paesi Ue: "Nel Mediterraneo ci sono navi con bandiera di Olanda, Spagna, Gibilterra e Gran Bretagna, ci sono Ong tedesche e spagnole, c'è Malta che non accoglie nessuno, c'è la Francia che respinge alla frontiera, c'è la Spagna che difende i suoi confini con le armi, insomma tutta l'Europa che si fa gli affari suoi", ha scritto il ministro su Twitte. "Da oggi anche l'Italia comincia a dire NO al traffico di esseri umani, NO al business dell'immigrazione clandestina. Il mio obiettivo è garantire una vita serena a questi ragazzi in Africa e ai nostri figli in Italia".

Vediamo come La Valletta è riuscita a non farsi (quasi) mai carico dei migranti salvati nel Mediterraneo. Tutti gli stati costieri del Mediterraneo, secondo la Convenzione di Amburgo, dovrebbero definire e garantire l'opreatività di un'area Sar (ricerca e soccorso) in mare e coordinarsi tra loro. A parole, significa che ognuno pattuglia un tratto di mare e se i migranti vengono recuperati all'interno della propria zona, deve coordinare i soccorsi, salvarli, accudirli e coccolari. Nei fatti, però, le cose sono sempre andate diversamente.

La Tunisia e la Libia, infatti, non hanno di fatto indicato le loro aree Sar (pur avendo ratificato la Convenzione di Amburgo). Quindi è come se fossero fuori gioco. Mai una nave Ong (o un mercantile) ha telefonato a Tunisi o Tripoli per chiedere coordinamento su una operazione di salvataggio. E Malta? Pur avendo ottenuto un'area Sar 750 volte più grande del suo territorio (per motivi politici ed economici), La Valletta non ha mai messo in campo gli strumenti per pattugliarla a dovere. E così l'Italia ne ha fatto le veci, trovandosi alla fine a dover gestire praticamente tutto il mare nostrum (500 mila km quadrati) con il suo centro di coordinamento.

Il fatto è che spesso i barconi vengono avvistati in acque internazionali che, sulla carta, non sono né in area Sar maltese né in quella italiana (per esempio, ed è il caso di oggi, in acque libiche). Perché le ong non chiamano Malta invece di Roma? Semplice: perché La Valletta spesso non risponde o dice di no. E così alla fine le organizzazioni non governative interpellano l'Italia che a quel punto, avuta notizia di un naufragio, secondo la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo e quella di Amburgo, è obbligata a intervenire. Spetta al Belpaese, una volta coordinato il soccorso, trovare poi un porto dove far sbarcare la nave. Il che si traduce di solito in un via libera all'attracco in un porto italiano (cosa non avvenuta oggi, visto che Salvini vorrebbe inviarli a La Valletta). Non è un caso, dunque, se nel 2016, la Guardia costiera italiana ha soccorso 35mila naufraghi mentre le spiagge maltesi ne hanno visti sbarcare appena 1.700.

Non solo. Malta infatti non ritiene vincolanti le linee guida dell’Imo (che prevedono l’obbligo per lo stato responsabile dell’area Sar di accettare gli sbarchi) e non ha ratificato gli emendamenti alle Convenzioni Sar e Solas adottati nel 2014, secondo cui l’obbligo di fornire un luogo d’approdo sicuro per i naufraghi "ricade sul Governo contraente responsabile per la regione Sar in cui i sopravvissuti sono stati recuperati".

Come se non bastasse, La Valletta per evitare di far sbarcare i profughi sulle sue coste fa leva anche su altri fattori. Sostiene, per dire, di essere troppo piccola per potersi sobbarcare i costi (economici e sociali) derivanti degli obblighi all’accoglienza e così autorizza pochissimi sbarchi.

Fattori che il Belpaese ha sempre considerato validi perché ha tenuto conto delle difficoltà di La Valletta, visto che l'isola fornisce un sistema insufficiente di accoglienza.

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