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Ecco la rete jihadista italiana legata al killer di Strasburgo

L'intelligence a caccia di lupi solitari che potrebbero trovare rifugio da noi. A partire dal fratello di Cherif

Ecco la rete jihadista italiana legata al killer di Strasburgo

Chiara Giannini

Che l'allerta terrorismo fosse ai massimi livelli in Italia è noto da tempo, ma che l'Intelligence e le forze dell'ordine stessero cercando presunti attentatori nel nostro Paese nessuno ancora lo aveva detto. La direzione centrale della Polizia di prevenzione del ministero dell'Interno ha, infatti, inviato alcune mail alle questure con cui comunica i nomi di presunti lupi solitari che potrebbero trovarsi sul territorio nazionale, chiedendo di prestare la massima attenzione e di fornire notizie immediate nel caso in cui siano individuati.

Ciò che più colpisce è che arriva la conferma che l'attentatore di Strasburgo, Cherif Chekatt, freddato dalla polizia francese dopo aver ucciso cinque persone, tra cui il giovane giornalista Antonio Megalizzi, aveva collegamenti con l'Italia. In uno dei documenti riservati si evidenzia che «il profilo Facebook di Abdou Chekatt, fratello di Cherif, mostra alcune immagini fotografiche scattate a Roma, davanti alla fontana di Trevi, nel 2015». È probabile che anche il terrorista sia stato nel nostro Paese.

Ma si segnalano anche altri soggetti, i cui nomi escono grazie alla cooperazione tra polizie internazionali. Erano legati a Cherif e hanno collaborato con lui «nella commissione di altri reati», i parenti Sihem Chekatt, nato il 26 giugno 1979 e Nidal Chekatt, nato il 5 maggio 2003, quindi minorenne.

C'è quindi un'allerta per un possibile attentato a Barcellona. Per questo le autorità spagnole starebbero indagando sui legami tra il cittadino spagnolo Al Mesaudi De Beni Chikar e altri soggetti. L'uomo sarebbe associato a Brahim Lhmidi, «cittadino franco-marocchino simpatizzante dello Stato islamico che sarebbe a sua volta collegato a Hichou Abdeouh Walkie Irash, sostenitore dell'Isis e possibile facilitatore di soggetti radicali verso l'Europa». Connesse con l'utenza telefonica di Lhmidi sono due numeri italiani, uno legato ad Aziz Lazouzi, nato in Marocco e residente a Rovo di Puglia (Bari) e noto in «ambito di immigrazione clandestina» e prima intestato a Mustafa Ersoz, turco residente a Napoli, clandestino e con provvedimento di espulsione a suo carico. L'altro è, invece, intestato a Mohammed El Aloui, marocchino residente a Rocca di Papa (Roma). La stessa utenza, peraltro, è stata collegata a un'altra, stavolta saudita, contattata telefonicamente, durante gli attentati di Parigi del 2015, dal noto terrorista Abdelhamid Abaaoud, poi deceduto.

Si sta cercando anche Mohanad Almohamad, siriano che secondo quanto riferito all'Aisi dall'intelligence estera, sarebbe collegato a gruppi estremisti e ha fatto ingresso illegalmente in Germania, passando dall'Italia, nel luglio 2017. Negatogli dai tedeschi l'asilo politico, gli sarebbe stato ordinato di rientrare nel nostro Paese. Ora non si sa dove sia, ma pare un uomo con lo stesso nome, lo scorso 13 settembre, sia stato controllato all'aeroporto di Milano Linate, in arrivo da Francoforte. Il 12 ottobre avrebbe presentato richiesta di asilo alla questura di Milano e ottenuto un permesso di soggiorno provvisorio fino ad aprile 2019. Lo stesso soggetto risulta in ingresso clandestinamente a Lampedusa l'8 maggio 2017 col nome di Mohanad Faisal.

L'Interpol di Lione ha, quindi, segnalato i nomi di alcuni soggetti sauditi collegati all'Isis che potrebbero trovarsi in Italia o transitare sul territorio nazionale. Si tratta di Mujahid Muhammad Sa'ad Al-Bagami, nato nel 1982 in Arabia Saudita, Lafi Ubayd Samir Al Anzi, nato il 29 ottobre 1982 in Arabia Saudita, conosciuto anche con i nomi di Abu Ibrahim Al Zajrawi, Abu Hajir Al Zajrawi e Abu Ubayd AlZajrawi.

Si cercano anche Muhammad Abdul Karim Al Salem e Muhammad Sa'ad ad Abdullah Bani Zayd, entrambi con diverse generalità, fornite nell'arco del tempo.

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