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Ecco come il taglio dei parlamentari può allungare la legislatura a metà 2021

Tra legge elettorale, referendum e collegi da ridisegnare i tempi si dilatano

Ecco come il taglio dei parlamentari può allungare la legislatura a metà 2021

Roma - Maggioritario, doppio turno, proporzionale, sbarramento. Al vertice serale di maggioranza sulle riforme le idee sono ancora confuse e le proposte contraddittorie, ma su un punto, il punto chiave, Pd, 5s, renziani e Leu concordano: accanto al taglio dei parlamentari, che andrà in aula la settimana prossima, serve una nuova legge elettorale «che sarà avviata entro il 2019». Quale? Una qualsiasi, par di capire, purché faccia «da contrappeso» alla riduzione del numero di deputati e senatori e soprattutto, tra voti, referendum, leggi di applicazione e procedure varie, blindi la legislatura per almeno un paio d'anni. Magari fino alla scelta del prossimo presidente della Repubblica. Intanto gli sherpa si daranno da fare. «Entro martedì - si legge in una nota - sarà pronto un documento che vincola la maggioranza su tutto il pacchetto». Lì dentro, spiegano i capigruppo di Pd e Leu, Graziano Delrio e Federico Fornaro, «ci saranno tutti gli impegni sulle singole riforme da avviare». Un incontro, dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, «molto positivo: c'è un'intesa comune a lavorare in tempi brevi sulla legge elettorale e apportare le modifiche costituzionali entro il mese di ottobre, più un calendario per altri interventi da fare entro dicembre». Soddisfatto Delrio: «C'è accordo totale per uniformare elettorato attivo e passivo e ridefinire la base territoriale del Senato. Il timing si sta rispettando».

Tempi stretti. Il 7 il taglio dei parlamentari arriverà a Montecitorio per la quarta e definitiva lettura. Il voto è previsto per mercoledì 9 e il sì annunciato da Matteo Salvini ha avuto l'effetto paradossale di compattare i giallorossi. Dopo aver dato il via libera alla riforma-bandiera dei grillini, gli alleati hanno chiesto un incontro urgente al Movimento. Far dimagrire di un terzo le Camere, da più di 900 a 600, non è una passeggiata e per non squilibrare il sistema bisogna ridisegnare i collegi elettorali, approvare un nuovo regolamento, ridurre i rappresentanti regionali per la nomina del capo dello Stato. Ma la cosa che preme a dem e soci è la seconda parte dell'accordo, la legge elettorale.

Si, ma quale? «l programma di governo - ricorda Fornaro - prevede che la riduzione dei parlamentari sia accompagnata da garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica». Il proporzionale, fino a qualche settimana fa, sembrava dunque l'opzione preferita, poi l'uscita di Matteo Renzi dal Pd ha rimescolato le carte. L'altra sera un'assemblea di senatori e deputati del Nazareno, tra fautori e avversari del maggioritario, fan del doppio turno e nostalgici del proporzionale secco, si è chiusa in un nulla di fatto. Lo stesso segretario è parso indeciso. «Sono per il maggioritario a doppio turno - ha detto a Cartabianca - ma se si arriverà a un proporzionale servirà una soglia di sbarramento alta». Italia Viva e Leu hanno invece altre idee.

Adesso gli esperti dei quattro partiti cercheranno di fare sintesi. Basterà un weekend per giungere a una mediazione? Nemmeno il Pd ha una sua posizione, quindi e probabile che lunedì si stenda un testo ancora fumoso. Del resto, ci sono sempre i tempi supplementari. «Il nodo della legge elettorale - spiega in costituzionalista dem Stefano Ceccanti - può essere sciolto nel trimestre in cui la legge sul taglio dei parlamentari non sarà ancora in vigore». Altri mesi potrebbero passare in caso di referendum. Per non parlare della consultazione popolare chiesta da Salvini per un sistema iper-maggioritario: se passerà il vaglio della Consulta, farà comunque perdere altre settimane.

Qualcuno ha già fatto i calcoli: tra un ricorso e un decreto attuativo, se non ci saranno incidenti di percorso di altro tipo, la legislatura può arrivare a metà 2021, quando scatterà il semestre bianco.

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