Politica

Ecco il volto dell'Europa postcristiana

di Stefano Zurlo

U na chiesa troppo grande. Dove a far compagnia a Nostro Signore non c'è più quasi nessuno. È la Francia profonda, ma potrebbe essere uno spicchio d'Italia o qualche lembo dell'Europa sempre più laica e sempre più estranea fra la penombra delle navate. Dicono che la fede non abbia prezzo, ma la diocesi di Nancy ha messo in vendita San Giulio e il prezzo l'ha pure fissato: 190mila euro. Nemmeno tanto. È il sacro che si fa profano, questa volta a Meurthe-et-Moselle, un puntino sulla mappa che appartiene alla crisi di tutto il continente, sia pure con le immancabili eccezioni. San Giulio è diventata un costo, anzi un peso insostenibile e la Chiesa che non aveva capitolato davanti a Napoleone si arrende ai tempi moderni, a una libertà che abbraccia tutto tranne il mistero. Siamo tutti figli dell'illuminismo e del suo scetticismo ma qui non c'è nessun rogo, nessun sacrilegio, solo noia e indifferenza. La scristianizzazione avanza lenta ma inesorabile: quel che accadde duemila anni fa e che per la Chiesa si rinnova tutti i giorni in una scandalosa contemporaneità a ciascuno di noi, sembra rimosso. «È la Chiesa che ha abbandonato l'umanità o è l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?, si chiedeva già il grande Thomas Eliot. Se non si apre uno spiraglio fra i dubbi e le fragilità dell'uomo di oggi, se non si ristabilisce un canale di dialogo, se non si coglie più la sorprendente novità che il cristianesimo porta con sé, allora la Chiesa continuerà a svendere il suo patrimonio.

La Buona Novella scivola su di noi e il Signore è sempre più solo a San Giulio e nelle mille chiese di un'Europa ormai postcristiana.

Commenti