Politica

Effetto decreto Dignità: spariscono i posti di lavoro

L'Istat "smonta" Luigi: l'anno scorso tra gli occupati sono aumentati soltanto i temporanei e gli autonomi

Effetto decreto Dignità: spariscono i posti di lavoro

Roma - Un dato in controtendenza. Nel giorno segnato dalla ufficializzazione della recessione, il mercato del lavoro sembra tornare al 2008, quindi su livelli pre crisi. A dicembre gli occupati sono cresciuti rispetto a novembre dello 0,1%, pari a 23 mila unità. Cresce anche il tasso di occupazione, cioè il rapporto tra persone occupate e la popolazione attiva, l'indicatore che meglio rappresenta il mercato del lavoro. Sempre a dicembre è salito al 58,8% (+0,1 punti percentuali), toccando i massimi pre-crisi di aprile 2008, quando il dato era stato pari al 58,9%.

Ma non è un'inversione di tendenza. Per l'Istat al massimo è la conferma di «un quadro di debole crescita dell'occupazione» e di calo della disoccupazione. Colpisce semmai che a trainare l'aumento degli occupati siano esclusivamente i contratti a termine e i professionisti. Il leggero incremento dell'occupazione è «dovuto ad una crescita dei dipendenti a termine più ampia della flessione dei permanenti, a cui si aggiunge una lieve ripresa degli autonomi».

Nel dettaglio sono cresciuti di molto i dipendenti a termine (+47 mila) e egli autonomi (+11 mila), mentre risultano in diminuzione i permanenti (-35 mila).

Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione (cioè quante persone stanno cercando attivamente lavoro) è al 10,3% e si registra un calo dello 0,2% sul mese e dello 0,7% sull'anno. Cresce la disoccupazione giovanile che si attesta al 31,9% (+0,1%).

L'aumento dei contratti a tempo determinato è il riflesso di un aumento dei contratti stagionali, legati alle necessità del commercio durante le feste natalizie. La crescita dei liberi professionisti è il risultato di contatti a termine non rinnovati a causa della normativa più severa sul lavoro a tempo. Infine il calo del tempo indeterminato è la conferma che tra le imprese non c'è ancora fiducia e disponibilità a investire.

Dati che mettono in discussione gli obiettivi del governo e, secondo i sindacati, dimostrano l'inefficacia del decreto dignità, primo importante provvedimento dell'esecutivo gialloverde su temi economici che mirava a ridurre il lavoro precario e favorire l'assunzione dei giovani.

Il Dl «Non è stato capace di bloccare l'onda del precariato». La precarietà «continua quindi ad aumentare e ad alimentare il lavoro che non può che definirsi povero», ha commentato la Cgil.

Anche Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec dà la colpa al Dl dignità «che non risponde ai bisogni dichiarati. Mi sovviene quel detto che sottolineava come le vie dell'inferno siano lastricate di buone intenzioni. Proprio così».

Accuse respinte dal vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio: «I dati ci dicono che siamo ai minimi sulla disoccupazione dai tempi precrisi. Le balle sul Dl Dignità erano balle, non abbiamo perso posti di lavoro con il decreto».

Per Fiammetta Modena, senatrice di Forza Italia, «il leader M5s «mistifica i dati dell'istat: ci sono 88.000 lavoratori permanenti in meno, in barba agli annunci. Con il decreto dignità tutti avrebbero avuto il lavoro a tempo indeterminato. Complimenti per la balla».

Il mercato del lavoro, insomma, è ancora in crisi. E la conferma arriverà presto, spiega Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto Cisl. «È vero che nel 2018 l'occupazione è cresciuta dello 0,9% rispetto al 2017, ma nella seconda metà dell'anno la dinamica è fortemente rallentata, in particolare nel Mezzogiorno e nell'ultimo mese l'occupazione è pressoché ferma». Se la stima del Pil di fine 2018 fosse confermata e in assenza di cambiamenti radicali nel 2019, inevitabili ripercussioni negative anche sul lavoro.

La recessione deve ancora fare sentire i suoi effetti sull'occupazione.

Commenti